di Matteo Bosco Bortolaso
Roma, 9 nov. (LaPresse) – Tutto è pronto per la grande battaglia sulla legge di Stabilità alla Commissione Bilancio al Senato. Dopo aver setacciato, studiato e dissezionato i 52 articoli della manovra finanziaria, i senatori hanno inondato la stessa Commissione con oltre 3.500 emendamenti, e si preparano ora a discutere di norme e modifiche per tutta la settimana. L’obiettivo è chiudere entro lunedì prossimo per passare il ddl all’aula, la quale dovrebbe poi trasmetterlo a Montecitorio entro il 20 novembre. Domani si inizierà con l’esame dell’ammissibilità degli emendamenti.
IL PERCORSO. Oggi la relatrice Magda Zanoni (Pd), che sta preparando il difficile ‘parto’ della manovra assieme alla collega Federica Chiavaroli (Ap), ha spiegato che c’è un “accordo di massima” tra maggioranza e Governo: l’esecutivo presenterà ulteriori emendamenti, ma solo su “temi nuovi”. Sugli argomenti già discussi, invece, i testi verranno riformulati dalle stesse relatrici e dai senatori. Intanto, però, gli emendamenti presentati da opposizioni e minoranza del Partito democratico riaprono il dibattito sui temi caldi.
LA SOGLIA DEL CONTANTE. Molte delle polemiche si sono concentrate sull’innalzamento della soglia per poter utilizzare il contante. Se il Governo vuole passare da mille a 3mila euro, nonostante i dubbi sulla possibilità di evasione, i senatori di Forza Italia puntano ancora più in alto e in un emendamento chiedono di arrivare a 6mila. All’opposto, modifiche preparate da minoranza Pd, Sel e Movimento 5 Stelle, chiedono di restare alla soglia dei mille euro. Il sottosegretario all’economia Enrico Zanetti, comunque, ha sottolineato che tale limite rimarrà per i cosiddetti ‘money transfer’, che possono essere utilizzati, tra le altre cose, anche per il finanziamento ai gruppi terroristici.
TASI O DETRAZIONE? E’ prevedibile un dibattito infuocato su un altro provvedimento divenuto bandiera del Governo: il taglio delle tasse sulla casa. Questo non viene visto di buon occhio da Sel e M5S, che tenteranno di sabotarlo con appositi emendamenti. Ad opporsi ad un taglio ‘incondizionato’, in maniera sfumata e in qualche modo costruttiva, c’è la minoranza del Pd. “Abbiamo presentato un emendamento alla legge di stabilità per introdurre, in alternativa all’abolizione totale, una maxi detrazione standard di 400 euro, che nel 2012 erano 200 euro”, ha spiegato il senatore della minoranza dem Federico Fornaro. In questa maniera, si avrebbero a disposizione più fondi da stanziare altrove.
IL CANONE RAI. Ci sarà battaglia anche sul canone Rai. Da una parte, un fronte composito – costituito da alcuni centristi di Area polare, Conservatori e riformisti, Lega, Sel e Movimento 5 Stelle – chiede di abolirlo, mentre il Partito democratico propone di farlo pagare a rate, che sarebbero due nel 2016 e sei nel 2017. L’emendamento dem prevede che almeno un terzo degli incassi provenienti dal canone venga destinato a radio e tv locali.
LAVORO. Un capitolo delicato, infine, tocca gli incentivi alle assunzioni. Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro alla Camera, chiede al Governo di “migliorare, nella legge di Stabilità, la normativa sul contratto a tutele crescenti”, mantenendo gli incentivi per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno, mentre sarebbe previsto di abbassarle da circa 8mila euro a 3.250. “In secondo luogo, pensiamo che la durata dei nuovi incentivi debba essere nuovamente di 3 anni e non solo di 2 – prosegue Damiano – in questo modo eviteremo che il Jobs Act si trasformi in un risultato momentaneo anziché in un successo duraturo”, ha spiegato Damiano.
E in serata, dal Governo, sembra essere arrivata un’apertura proprio su questo punto.
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