di Elisabetta Graziani
Roma, 5 nov. (LaPresse) – Le diverse anime della minoranza dem si uniscono per la prima volta attorno a un progetto comune: dieci emendamenti alla legge di stabilità per mantenere “l’asse del Pd nel solco del centrosinistra”. Gli ex citavani di ReteDem, l’area di Gianni Cuperlo e quella di Roberto Speranza hanno scritto un documento comune dove chiedono al governo di “correggere, integrare e migliorare” il testo del governo.
Alla conferenza stampa nella sede nazionale del partito in largo del Nazareno hanno partecipato i senatori Cecilia Guerra, Sergio Lo Giudice, i deputati Davide Zoggia e Francesco Laforgia, Cuperlo e Speranza (“abbiamo voluto farla qui perché noi siamo il Pd, ci sentiamo parte del Pd”, ha detto l’ex capogruppo). La presentazione del documento è un banco di prova per la minoranza che da ieri ha perso altri tre componenti, tra i quali Alfredo D’Attorre, e che si sente sempre più stretta tra la forza dirompente dei renziani e “la cosa” che sta nascendo a sinistra con Sel ed ex Pd.
SPERANZA: “RESTO NEL PD FINO IN FONDO”. Speranza anticipa le domande e scandisce: “Io resto nel Pd fino in fondo”. E sulla fiducia: “Non sarebbe il modo corretto di procedere perché serve il dibattito in Parlamento, ma la stabilità è un atto prettamente del governo, non è come l’Italicum o la riforma costituzionale. Ne terremo conto”. Un’apertura che tradotta suona come: ‘Siamo contrari alla fiducia, ma se anche ci fosse, non sarebbe un buon motivo per staccare la spina’. Poi il messaggio al premier-segretario: “Il bivio non può essere sempre o mi fai l’applauso a prescindere oppure esci dal Pd” perché “io voglio anche battermi per difendere le mie idee”. “Non voglio fare misure da Robin Hood al contrario”, precisa l’ex capogruppo dei deputati Pd riferendosi ad alcune misure della Stabilità come l’innalzamento del tetto ai contanti, abolizione di Imu e Tasi per tutti. In sintesi bisogna chiedersi se sia “una legge del Pd o del partito della nazione”.
CUPERLO: “NOI CON LA LINEA ‘ALLEGRIA’ DI RENZI”. Interviene Cuperlo: “Sulla legge di stabilità ci sono punti positivi e altri che proprio non ci piacciono”, spiega. E contro il rischio di essere tacciati da Matteo Renzi come gli odiati ‘gufi’, Cuperlo mette le mani avanti: “Noi non facciamo il tifo contro il nostro Paese o contro il nostro governo. Anzi, alla riunione congiunta dei gruppi Pd mi sono completamente riconosciuto nella linea descritta dal segretario e cioè ‘Allegria’. I nostri emendamenti sono proposti in termini di ‘allegria’ per migliorare il governo del Paese. Il nostro scopo è di dare una mano”. “Certo – ammette – avremmo fatto interventi più coraggiosi, ambiziosi e innovativi”. E ironizza: “Vedete, la minoranza Pd si è innovata: abbiamo preparato delle slide, abbiamo imparato che schiacciando un pulsante il televisore si accende a distanza e ora rivendichiamo anche la paternità di termini come coraggio, ambizione e innovazione”.
I 10 EMENDAMENTI. Sono dieci gli emendamenti della minoranza Pd sulla legge di stabilità, ma altri ne verranno presentati a titolo personale o insieme a parlamentari di altri gruppi politici. Di questi dieci, tre riguardano Imu e Tasi sulla prima casa, che si distinguono per il diverso uso che può essere fatto del miliardo e mezzo recuperabile, secondo i parlamentari, lasciando la tassa sugli immobili di alto valore. Il primo emendamento utilizza queste risorse per “finanziare i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) e per permettere a tutti i cittadini l’accesso ai farmaci innovativi, primi fra tutti quelli contro l’epatite C, e alla cura delle malattie rare”, si legge nel documento redatto dalla minoranza dem.
Il secondo emendamento utilizza le risorse per mettere a punto un piano sistematico di intervento a difesa del suolo contro il dissesto idrogeologico. Il terzo prevede di usare i fondi per implementare il finanziamento della lotta alla povertà e in particolare ad accelerare l’introduzione di uno strumento universale di contrasto della povertà. La minoranza del Partito democratico propone poi di stralciare dalla stabilità 2016 le parti sull’innalzamento a tremila euro del tetto ai pagamenti in contante. Viene chiesta anche di eliminare l’abolizione della tracciabilità obbligatoria nel pagamento degli affitti e nella filiera dell’autotrasporto, definiti “settori fortemente esposti al rischio di evasione fiscale e di attività di riciclaggio”. Per contrastare in parte gli oltre 120 miliardi di evasione fiscale, di cui più di 40 dall’Iva, la minoranza Pd chiede di “adottare almeno la trasmissione in forma telematica all’Agenzia delle entrate dei dati d’interesse”.
Con il recupero di fondi dall’evasione fiscale si finanzieranno investimenti su strade ed edilizia scolastica. Altre proposte di modifica riguardano le risorse per il Mezzogiorno, confermando il tetto di 8060 euro per la decontribuzione sui lavoratori a tempo indeterminato. A favore dell’edilizia andrebbe poi l’ipotesi di diminuire il peso della tassazione sulle transazioni che riguardano il mercato immobiliare. Altre proposte – che però non rientrano fra quelle esclusive della minoranza dem – riguardano la flessibilità in uscita e le norme a favore del pensionamento per le persone – soprattutto donne – che assistono i malati gravi (cosiddette ‘caregiver’). Altro capitolo, il pubblico impiego. I 300 milioni per il rinnovo del contratto del pubblico impiego sono insufficienti, “una beffa dopo la sentenza della Corte costituzionale”, scrivono i parlamentari che chiedono di stanziarne altri trecento. La legge di stabilità, secondo la minoranza Pd, dovrebbe inoltre ridurre il costo del lavoro per le imprese invece di detassarne gli utili. “
La manovra sostiene gli investimenti attraverso un aumento della deducibilità degli ammortamenti. In alternativa all’operazione relativa all’Ires, la quale produce effetti solo in favore delle imprese in utile e che sono società di capitale, si prevede un intervento sugli oneri contributivi relativi ai lavoratori a tempo indeterminato”, recita il documento. Ultima proposta, l’introduzione della cosiddetta ‘Google tax’, vale a dire la tassazione sulle società sovranazionali, da cui si potrebbero ricavare “risorse per il diritto allo studio”.
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