Roma, 27 ott. (LaPresse) – I Comuni non possono trascrivere i matrimoni contratti all’estero. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato respingendo i ricorsi contro gli annullamenti disposti dai prefetti, pronunciandosi sull’appello proposto dal ministero dell’Interno e sull’appello incidentale promosso dalle coppie assistite dagli avvocati di avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford. I giudici si sono espressi nel merito sostenendo la non trascrivibilità dei matrimoni contratti all’estero ed hanno ritenuto, diversamente da quanto affermato sino ad ora da quattro tribunali amministrivi regionali, che sussista in capo al ministro e quindi ai prefetti il potere di annullare gli atti di stato civile.

In allarme la rete lgbt, con l’avvocatura per i diritti della comunità che denuncia una decisione “in aperto contrasto con le pronunce della Corte di Cassazione sulla validità dei matrimoni contratti all’estero ed arriva ad affermazioni gravi come quella per cui l’attribuzione al giudice ordinario del controllo sulla rettificazione degli atti di stato civile sarebbe contrario alle esigenze di certezza del diritto e creerebbe un sistema non controllabile da un’autorità centrale”. “La revocabilità – dice la Rete Lenford – in via amministrativa degli atti di stato civile, così ritenuta dal Consiglio di Stato, è una decisione che mette a rischio i diritti civili di ogni cittadino e stride con il principio di separazione dei poteri a cui gli ordinamenti democratici sono ispirati. La sentenza, inoltre, dimostra una preoccupazione eccessiva nei confronti della politica laddove si pone un tema di ‘opportunità’ che non dovrebbe mai entrare in un’aula giudiziaria”.

“L’euforia della destra italiana, la peggiore e più bacchettona d’Europa, per la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all’estero, è del tutto ingiustificata”, dice in una nota Franco Grillini, presidente di Gaynet Italia e volto storico delle battaglie della comunità lgbt italiana. Soddisfatto invece il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “La più alta magistratura amministrativa del Paese – commenta – ci ha dato ragione, sostenendo quel che noi abbiamo sempre detto, ossia che nel nostro Paese non esiste né il turismo nuziale e neanche il federalismo matrimoniale. Cioè, non essendo previsto dall’ordinamento che due persone dello stesso sesso si possano sposare in Italia, non puoi andarti a sposare all’estero e trovare un sindaco che ti registri”.

Canta vittoria Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro e delle politiche sociali, da sempre difensore della famiglia tradizionale: “Il Consiglio di Stato – afferma – riconosce la piena fondatezza della circolare Alfano, e dei conseguenti atti prefettizi, con riferimento alla nullità delle registrazioni nei Comuni di matrimoni omosessuali contratti all’estero”. Mentre l’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi si spinge a dire che “il matrimonio è tra uomo e donna. Ora lo dice il Consiglio di Stato”.

“La sentenza del Consiglio di Stato che dichiara illegittime le trascrizioni in Italia delle nozze gay celebrate all’estero ribadisce una cosa molto chiara: le amministrazioni comunali non hanno la libertà di fare quello che vogliono”, scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

“La verità, il buon senso, la certezza del diritto alla fine hanno avuto la meglio”, dice il Forum delle associazioni familiari, mentre per Valentina Castaldini dell’Ncd “il Consiglio di Stato finalmente ristabilisce la giusta gerarchia e sancisce che non possono essere i sindaci a legiferare sulle unioni gay”.

Simmetricamente, di sentenza politica parla Sel: “La sentenza del Consiglio di Stato sulla trascrizione nei comuni dei matrimoni gay sembra fortemente influenzata dalle convinzioni individuali di un singolo giudice. Una pagina un po’ opaca”, dice il capogruppo alla Camera Arturo Scotto. Silenzio dal Pd. L’unico commento che arriva dal partito è quello del senatore Andrea Marcucci: “Non capisco – dice – l’euforia di Ncd, e di Forza Italia per il pronunciamento ovvio del Consiglio di Stato. La sentenza ha infatti dichiarato illegittime le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all’estero, visto che in Italia non esiste questo istituto”.

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