Milano, 22 ott. (LaPresse) – In una lunga intervista a ‘la Repubblica’, Monica Maggioni spiega il suo progetto di trasformazione della Rai di cui è presidente da prima dell’estate. La riforma in via di approvazione “ci fa assomigliare ad un’azienda normale. Con un amministratore delegato che può far funzionare le cose come accade in tutto il mondo – spiega – con Campo Dall’Orto stiamo lavorando come se la riforma ci fosse già. Non sarei adeguata al ruolo se pensassi di fargli la guerra. Non sono qui per questo”. La Rai secondo Maggioni va liberata dalla burocrazia: “Siamo lenti. E soprattutto bisogna riconquistare la capacità di essere contemporanei. Non è possibile che tra i nostri spettatori siano scomparsi gli under 35. Il servizio pubblico deve rivolgersi anche alle giovani generazioni”. Sulla nuova rete on demand, Maggioni prende tempo: “Non c’è nulla di stabilito. Fa parte di un percorso possibile. Però su un punto non può esserci discussione: stare fuori da quel settore, oggi, significa regredire”.

Anche i palinsesti secondo Maggioni “vanno ripensati, come tutto”. “Lo share non può più essere un incubo. E’ lì che essere servizio pubblico fa la differenza” aggiunge la presidente spiegando che “mica dobbiamo ignorare l’audience. L’obiettivo degli ascolti rimane, ma banalmente non deve essere una schiavitù. Dobbiamo provare nuove strade e realizzare progetti che raccontino il Paese”. “L’arrivo di professionalità esterne è una grande opportunità. La contaminazione è un valore” secondo Maggioni che sui talk show spiega: “Il format sta segnando il passo. Non esprime più innovazione. Le prime vittime sono i politici. Vince chi grida di più. Ma gridando nessuno capisce. Se hai 8 persone in studio è tutto superficiale”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: