di Matteo Bosco Bortolaso

Roma, 20 ott. (LaPresse) – Un galantuomo ingiustamente accusato di peculato, con scontrini travisati, che lui non ha nemmeno firmato. I soldi pubblici sono stati invece usati in servizio per il Comune. Anzi, il sindaco di Roma aprì il suo portafogli per pagare 700 euro per un hotel di New York, di tasca propria.

Sono questi alcuni elementi della linea difensiva che Ignazio Marino ha presentato davanti a una folla di giornalisti riuniti in Campidoglio, ribadendo di stare “riflettendo” sulle sue dimissioni che – in linea teorica – potrebbero essere ancora ritirate.

“Ho deciso di dimettermi perché ho estremo rispetto per l’autorità giudiziaria”, ha spiegato il primo cittadino all’inizio di conferenza stampa breve e agitata. Ha sottolineato di “non essere iscritto nel registro degli indagati” e che ieri, in Procura, è entrato da persona informata dei fatti, per dichiarazioni spontanee, non sollecitate dal pubblico ministro.

Al suo fianco c’era l’avvocato Enzo Musco, professore di diritto penale all’Università Tor Vergata, secondo cui “coloro i quali registravano gli scontrini (cioé i funzionari del Comune ndr) non commettevano nessun tipo di falsità, perché non facevano altro che seguire una prassi che il Comune di Roma segue da tanto tempo, convalidata anche dal regolamento Anci (l’Associazione dei Comuni italiani ndr), in merito alla restituzione dei rimborsi per l’attività svolta”. Musco ha detto che Marino “sembrava un peculatore, ma è un galantuomo” e che le spiegazioni alla Procura “sono più che sufficienti e riabilitano la figura” del primo cittadino.

Marino ha puntato il dito contro M5S e An-Fdi, autori gli esposti sulle spese sostenute con la sua carta. Gli autori degli esposti, una delle cause delle dimissioni di Marino, “o sono in malafede o sono ignoranti”, ha detto il sindaco, secondo cui “bastava approfondire” per scoprire, ad esempio, che tra le spese sostenute dal Campidoglio c’è anche il lavaggio degli abiti dei trombettieri provenienti da Vitorchiano, in provincia di Viterbo, presenze rituali alle cerimonie in Campidoglio.

Poi il primo cittadino ha sottolineato di non aver “mai usato denaro pubblico a scopo privato, semmai il contrario”. Marino ha detto di aver addirittura pagato per un evento istituzionale sull’housing sociale e la gestione del patrimonio pubblico, a New York, il 31 agosto e il 1 settembre scorsi. “Può certamente essere considerato un viaggio istituzionale – spiega Marino -, ma siccome ero all’interno di una vacanza negli Stati Uniti decisi di pagare l’albergo, circa 700/800 euro, con i soldi miei, personali”.

Quindi ci sono state tre domande, su cui il sindaco in realtà ha zigzagato. Ha spiegato, ad esempio, di avere firmato una “lettera di dimissioni prendendomi venti giorni, che la legge prevede, per fare le opportune riflessioni e verifiche”. I giornalisti hanno tentato di capire se tali verifiche possano spingerlo a fargli ritirare le dimissioni, ma Marino non ha voluto rispondere.

Allo stesso modo, il primo cittadino ha detto di “non avere alcun commento” su determinati scontrini oggetto di una precisa domanda: chiudendo la conferenza stampa, ha detto di averne già ampiamente parlato con il pubblico ministero Roberto Felici.

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