Roma, 16 ott. (LaPresse) – “Non accettiamo la provocazione di Matteo Renzi. I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della ‘stabilità’ elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia. I lavoratori pubblici vogliono un rinnovo dignitoso. La nostra mobilitazione sarà durissima”. Lo affermano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp Uil-Fpl e Uilpa, dopo che il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di stabilità.

“Una scelta politica precisa sta nascosta dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori”, sostengono le quattro sigle confederali di categoria, secondo cui le risorse messe a disposizione del governo non faranno che “aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità. Siamo alla disgregazione non solo dello stato sociale, ma del Paese”.

“Con questa legge si blocca solo l’innovazione organizzativa, la qualità, la formazione, la sicurezza nel lavoro e nei servizi pubblici”, spiegano ancora Dettori, Faverin, Torluccio e Turco. “E si aumenta l’odio tra i cittadini che chiedono garanzie sui diritti e lavoratori abbandonati alla più bieca politica da consenso liquido. Il resto sono chiacchiere da talent show”, concludono.

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