Intervista raccolta da Elisabetta Graziani

Roma, 28 set. (LaPresse) – Il segretario della Fiom-Cgil Maurizio Landini ricorda lo storico dirigente del Pci Pietro Ingrao, morto all’età di cento anni, e a partire dai suoi insegnamenti traccia un quadro della politica italiana, dalle riforme del governo al reddito di cittadinanza di Grillo, con un passaggio sulla sua formazione ‘Coalizione sociale’.

Segretario, che cosa ha rappresentato per lei Ingrao?

Per me Ingrao ha rappresentato non solo una qualità della politica, ma un punto di vista, cioè quello di vedere il mondo con gli occhi di chi lavora, di chi guarda se il mondo è giusto o no a partire dal punto di vista di chi per vivere deve lavorare, per impedire la mercificazione del lavoro, per pensare a un modello sociale in cui solidarietà, giustizia, uguaglianza siano principi.

Lui ha sempre rappresentato questo punto di vista: lo ha fatto da comunista, lo ha fatto da militante antifascista, ma anche quando ha avuto degli incarichi. Una delle prime cose che ha fatto da presidente della Camera è stata quella di andare alla assemblea di Terni alle acciaierie, a rivolgersi a quei lavoratori dicendo voi siete costituenti, fondatori.

Quale messaggio lascia ai politici attuali?

Lascia il messaggio che il movimento dei lavoratori è il soggetto su cui si può costruire un processo di cambiamento e di costruzione sociale. Il numero di persone che per vivere deve lavorare non è mai stato grande come adesso, il problema è che sono divisi. Il punto da cui ripartire è questo: rimettere al centro il fatto che il lavoro non può essere mercificato e il modello di sviluppo deve permettere alle persone di potersi realizzare nella libertà e nella democrazia.

Alla camera ardente sono passati Boschi, Bertinotti, Rosato, Scottoà In che misura sono rappresentativi del messaggio di Ingrao?

Ognuno è rappresentativo del suo tempo. Se c’è una caratteristica di Ingrao è il valore della Costituzione e il fatto di applicare quei principi anche per cambiare la nostra società. Io credo che se c’è stato un cambiamento oggi è il fatto che c’è un tentativo non di applicare i principi della Costituzione, ma di far prevalere una cosa che la Costituzione non prevede. La Costituzione dice, esplicito, che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro mentre vedo nei provvedimenti che si stanno prendendo, anche negli ultimi del governo, il fatto di mettere al centro l’impresa e non gli interessi di chi lavora.

Si riferisce al Jobs Act ma anche alla riforma costituzionale?

Penso che da un certo punto di vista quello che a me non convince è l’accentramento del potere, il rischio cioè di una visione un po’ troppo autoritaria. Uno dei principi della nostra Costituzione è la divisione dei poteri e che il popolo rimanga sovrano e le istituzioni rispondano al popolo.

E vedo anche un limite laddove si introducono leggi che assegnano premi di maggioranza: si rischia di far governare soggetti che la maggioranza non ce l’hanno. Vorrei ricordare, non so se è una forzatura, che il partito di cui Ingrao fu un dirigente autorevole chiamò ‘legge truffa’ quella che nel ’53 dava la maggioranza a chi prendeva il 50 per cento dei voti in un sistema proporzionale.

Oggi siamo di fronte al fatto che qualcuno racconta che, anche senza avere la maggioranza, si può avere un premio e pensa a una Camera sola che ha il potere di nominare tutto quello che vuole. Credo che questo sia pericoloso per la nostra democrazia, tanto più che fino agli Anni ’90 a votare ci andava più del 90% degli elettori, mentre ora siamo di fronte a un distacco dalla politica. Per me l’insegnamento più grande di quello che ho letto di Ingrao e di quel poco di cui ho potuto parlare con lui è l’idea della centralità del lavoro intesa come persone che per vivere debbono lavorare devono potersi realizzare nel lavoro che fanno e non essere considerati merce.

Grillo sostiene si debba parlare di reddito e non di occupazione.

Io credo sia sbagliato contrapporre lavoro e reddito. Penso sia necessario introdurre in Italia un reddito di dignità, un reddito minimo. Del resto, insieme a Libera e ad altre associazioni sarò in piazza il 17 ottobre per rivendicare che venga introdotto un reddito minimo, per impedire il ricatto alla precarietà che c’è adesso, per garantire il diritto allo studio, ma è sbagliato contrapporre lavoro e reddito.

Reddito significa mettere nelle condizioni ogni persona che non trova lavoro, o che non ha studiato, di poterlo fare. Questo non risolve il problema di creare posti di lavoro. Anzi c’è la necessità d’avere una tutela generale , che diventi un diritto anche questo, ma allo stesso tempo il problema è creare nuovi posti di lavoro e per farlo bisogna far ripartire gli investimenti, ridurre l’età pensionabile, redistribuire il lavoro anche attraverso la riduzione degli orari.

E’ d’accordo con il governo che dice si debba rilanciare l’edilizia per far crescere l’economia?

Dipende da qual è il modello di sviluppo che vogliamo. L’esempio della Volkswagen dovrebbe farci riflettere sul fatto che il modello di produzione che noi oggi abbiamo rischia di far saltare il nostro sistema per i livelli di inquinamento che fa, e così via. E questo è un problema per tutti, anche per il sindacato. Io credo che il problema non è l’edilizia in generale ma che manutenzione del territorio fare, come si costruiscono le case.

A che punto è Coalizione sociale?

Coalizione sociale è all’inizio. Non abbiamo iscritti. A Roma c’è un presidio, c’è un sito. Ci sono azioni che si stanno mettendo in campo, come il diritto alla casa. È un progetto che si realizzerà se le singole persone e le singole associazioni riterranno utile mettersi insieme per affrontare i problemi che esistono.

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