Roma, 24 set. (LaPresse) – “L’Europa non ha discusso, ha deciso. Ieri è successa un’altra cosa importante e rara: l’Europa ha deciso in favore dell’Italia Non lo ha fatto perché è stata buona, lo ha fatto perché avevamo ragione noi”. Lo scrive, in una lettera al ‘Corriere della Sera’, il ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Avevamo visto giusto, avevamo visto lungo, avevamo visto prima sia dei singoli partner continentali che della stessa Unione. Una nota amara: ha capito tardi, l’Europa; ha deciso tardi”, ha continuato il ministro, ricordando la strage di Lampedusa. “Quel giorno dall’Europa arrivarono, al governo italiano – ricorda Alfano – numerosi attestati di solidarietà che paradossalmente marcavano la distanza tra noi e loro, perché la solidarietà si dà a chi è altro da te, non la dai a te stesso per qualcosa che ti riguarda”.
“Dovevamo agire, dovevamo farlo presto, dovevamo farlo noi. Da soli. Si chiamò Mare nostrum e fu la più grande operazione umanitaria della storia della Repubblica. Centomila vite salvate, purtroppo non tutte, da donne e uomini in divisa che ci hanno reso fieri della nostra bandiera”, ha scritto ancora Alfano, ribadendo che, “abbiamo fatto fino in fondo l’Italia: Paese di civiltà del diritto, fondatore dell’Europa, protagonista nella tutela dei diritti umani. Abbiamo dato una grande risposta e un grande esempio”. Per quella operazione, rimarca, “ho subito una campagna di denigrazione che ha sfiorato il dileggio, quasi monomaniacale da parte di alcuni”. Poi rivendica: “Mentre questi guardavano i sondaggi, noi salvavamo vite”.
Alfano preosegue: “Ci volle del tempo e altri drammatici naufragi perché l’Europa iniziasse a capire che avevamo ragione e che non poteva più restare ferma” ma “l’impasto tra vecchie regole comunitarie e nuovi egoismi impedì ancora ai nostri partner di comprendere che il principio di Dublino non era più sostenibile”. “Ancora una volta ci toccò ascoltare dall’Europa un corale ‘son fatti vostri’, ma noi continuammo a salvare vite, accogliere profughi, arrestare scafisti, sequestrare le loro imbarcazioni, rimpatriando o provando a rimpatriare ù tra mille difficoltà ù chi profugo non era, ma era un irregolare”, sgravando l’Italia dal costo dell’operazion e Frontex. Fino all’altra strage nel canale di Sicilia e le bare a Malta: dopo l’Italia chiese e ottenne un vertice straordinario. “Da quel giorno a oggi: l’Europa ha dato il via libera alla distribuzione dei profughi tra tutti i Paesi dell’Unione. Il nostro principio è passato, il loro regolamento è saltato. Dublino è entrato definitivamente in crisi”, sottolinea il ministro.
“Ora che la ragione ci è stata riconosciuta, si apre un’altra sfida per l’Europa: quella di rimpatriare gli irregolari, sottoscrivendo accordi di riammissione con i Paesi africani da cui partono, incentivandoli economicamente, condizionando i finanziamenti della cooperazione con l’Africa alla collaborazione di questi Paesi nelle operazioni di rimpatrio”, è l’obiettivo delineato dal ministro. “Siamo consapevoli che ogni ondata di profughi sarà sfruttata dai razzisti anche di casa nostra” – dice “ma noi siamo certi che gli italiani non si volteranno mai dall’altra parte perché, a chi sta morendo in mare, tu porgi la mano di un nostro marinaio o di una nostra poliziotta e lo salvi. Solo dopo, gli chiedi se è un profugo o un irregolare. Se è profugo lo accogli, se è irregolare lo rimpatri”. “Questo – conclude – fa chi è al governo di un grande Paese come il nostro. Disinteressandosi dei voti, ma collocando l’Italia dalla parte giusta della storia”.
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