di Elisabetta Graziani

Roma, 24 set. (LaPresse) – L’amore può tutto, anche riunire ciò che era ormai separato da tempo, e questo Forza Italia lo ricorda bene: era un Silvio Berlusconi nel pieno del suo vigore politico, nel 2009, a rispolverare il concetto di ‘partito dell’amore’ contro le forze (comuniste) dell’odio. Nel rispetto della memoria condivisa, Raffaele Fitto (Conservatori e riformisti), Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Matteo Salvini (Lega) si sono seduti fianco a fianco a un tavolo nel cuore di Roma a discutere di futuro. L’occasione è stata il convegno ‘Ricostruiamo il centrodestra’, promosso dal senatore azzurro Francesco Aracri. In platea, anche Casa Pound. All’ingresso su un banco, nell’hotel dove si è tenuto il congresso, sacchetti col simbolo tricolore contenevano il ‘pane sociale’, iniziativa del Movimento corporativo italiano.

Ma se il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, l’Italicum ne ha di altre ancora più convincenti (i partiti sotto una certa soglia non entreranno in Parlamento). Forse questo il reale motivo del singolare terzetto. Lasciate alle spalle le accuse rivolte al Pd di compravendita dei parlamentari di Forza Italia (in vista del voto sulle riforme) e gli 85 milioni di emendamenti di Roberto Calderoli, la reunion è stata fatta passare dai protagonisti come un tentativo di riavvicinamento per un listone unico anti-Renzi.

Il centrodestra prova a compattarsi contro il premier, proprio come aveva fatto il centrosinistra all’epoca contro Silvio Berlusconi. Ma si capisce perfettamente che i protagonisti ne farebbero volentieri a meno. Lo sforzo nel cercare i punti in comune è lodevole. Salvini, rispettando il connotato leghista del parlar chiaro, mette le mani avanti e dice: “La costruzione di un’Italia o di un’Europa futura non è con Alfano”. Poi: “C’è un problema nel centrodestra: io in Europa sono con Le Pen e Forza Italia è con Merkel”. Gli viene incontro l’ex delfino berlusconiano Fitto che dice di rimando: “Anche noi abbiamo constatato l’impossibilità di sostenere il Ppe, per questo abbiamo scelto i Conservatori e riformisti”. Salvini lancia quindi l’amo agli ex alleati azzurri: “La Lega pensa a un progetto per un’Italia diversa da quella di Renzi che abbia l’uomo al centro e non lo Stato. Magari qualcuno è in cerca di poltrone da altre parti visto che noi non ‘carrettiamo’ poltrone a destra e a manca. Io penso che Forza Italia ci stia e che gli elettori di Forza Italia ci stiano… Se qualche senatore o qualche deputato cerca di salvare la sua poltrona, auguri: a me non interessa proprio”. Tocca quindi a Gasparri: “Con la Lega e le altre forze di centrodestra governiamo già in molte città e Regioni: la condizione naturale è di essere alleati, quella innaturale è di essere divisi. Speriamo prevalga la condizione naturale tra Forza Italia e Lega”.

Collocazione in Europa, superamento della legge Fornero, studi di settore, questi alcuni temi su cui si confronta il futuro centrodestra. Prima i contenuti, recitano in coro i tre: il problema del leader verrà soltanto in un momento successivo. E a Roma intanto la platea applaude con convinzione il segretario del Carroccio che si lascia sfuggire: “Il centrodestra non vincerà se lo guida Salvini, e chi lo dice?”.

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