Di Irene Pugliese

Roma, 5 ago. (LaPresse) – Anche il decreto legge sui fallimenti è legge. Questa mattina il Senato ha approvato con 159 voti favorevoli, 104 contrari e nessun astenuto la questione di fiducia posta dal Governo sul testo già approvato dalla Camera il 24 luglio scorso. E’ il 44esimo voto di fiducia del Governo Renzi, nell’ultimo giorno di attività del Senato che oggi si appresta a chiudere i lavori per la pausa estiva, per riprenderli martedì 8 settembre. Il provvedimento, che ha dunque ricevuto il via libera definitivo, contiene anche alcune delle norme originariamente presenti nel dl Ilva-Fincantieri.

Un provvedimento che, commenta il ministro della Giustizia Andrea Orlando subito dopo il voto, “risponde all’esigenza di rendere le procedure fallimentari più celeri e trasparenti, comporta una riqualificazione e un aumento del personale amministrativo” e con cui “si prevede un grande efficientamento del sistema della giustizia civile”. Norme per l’accesso al credito facilitato per permettere il risanamento delle imprese in crisi, misure per migliorare la concorrenza nel concordato preventivo e nuovi parametri per gli accordi per la ristrutturazione del debito sono infatti solo alcune delle misure contenute nel decreto che dispone inoltre lo stop alla soppressione di sezioni distaccate dei Tar e il taglio delle ferie esteso anche ai magistrati amministrativi.

Ma il passaggio più delicato del testo è quello che riguarda la norma cosiddetta ‘Salva-Ilva’, inserita nel decreto per favorirne una rapida entrata in vigore: verrà sterilizzato l’effetto di un provvedimento di sequestro disposto dalla magistratura per violazione delle norme ambientali nelle aziende di rilevanza nazionale. “Un pugno nello stomaco alla città di Taranto”, l’ha definita il senatore del Movimento 5 stelle Enrico Cappelletti, in sede di dichiarazioni di voto in aula al Senato. “Cosa c’entra l’Ilva nella riforma?”, si è domandato Cappelletti, aggiungendo che il provvedimento punta solo ad “aiutare le banche e l’Ilva e non i cittadini e le imprese”. Immediata la risposta di Orlando che fuori dall’aula ha respinto ogni accusa del senatore pentastellato dicendo, tra l’altro, che il provvedimento “va esattamente nella direzione sostenuta e indicata dall’Unione europea”, che punta alla “solidità del sistema creditizio”, ma senza che si pregiudichino imprese e cittadini, come sostenuto invece dai 5 Stelle, perché “si riconoscono nuove garanzie anche per i creditori”.

Nel mirino della Lega nord, invece, la norma che prevede un’applicazione straordinaria di magistrati per l’emergenza di procedimenti dello status di rifugiato, introdotta “proprio mentre abbiamo un problema di organico e di gestione e smaltimento dell’arretrato giudiziario”, ha denunciato nel suo intervento in aula la senatrice del Carroccio Erika Stefani, definendo il decreto, “un provvedimento deleterio che non interviene sui veri problemi di cui soffre la giustizia italiana”.

Annunciando il no di Sel alla fiducia Peppe De Cristofaro ha attaccato invece il mancato rafforzamento delle misure di protezione a favore dei debitori: “Concedendo la deducibilità dei crediti bancari in un solo anno – ha spiegato il senatore – il Governo permette alle banche di decidere se mettere o meno a perdita un credito, così da poter spalmare le perdite negli anni fiscalmente più vantaggiosi”. “Un modo – ha concluso – per permettere in sostanza agli istituti bancari di poter pagare meno tasse”.

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