di Elisabetta Graziani

Roma, 25 lug. (LaPresse) – E’ bufera l’indomani della sentenza con cui la Cassazione ha stabilito che le scuole paritarie di Livorno dovranno pagare l’Ici per gli anni compresi fra il 2004 e il 2009. Al punto che la stessa ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha detto che c’è “una riflessione da fare” in quanto “in alcune Regioni, come il Veneto, senza le scuole paritarie Stato e Regione si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali”. La presa di posizione dell’esponente di governo arriva dopo che il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, ha messo in guardia da una sentenza “ideologica e pericolosa” che limita la libertà di educazione richiesta dall’Europa.

Sul fronte opposto, Rita Bernardini, segretario generale dei Radicali, sottolinea come “la sentenza della Cassazione si rifà a quanto previsto dalle legge Monti, emanata a seguito di una procedura d’infrazione aperta proprio dall’Europa nei confronti dell’Italia nell’ottobre del 2010” dopo il ricorso di due esponenti radicali. Di tutt’altro avviso il costituzionalista ed ex senatore Pd, Stefano Ceccanti, secondo cui la sentenza rischia di rivelarsi “un boomerang”. “Le scuole paritarie cattoliche – spiega l’ex presidente della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) e militante di Azione cattolica- svolgono un servizio pubblico e le rette che fanno pagare agli studenti non corrispondono ai costi reali che devono affrontare gli istituti. Se si fa pagare l’Ici alle paritarie, automaticamente o aumentano le rette o gli istituti chiudono. Ma se chiudono, i costi che si riversano sullo Stato sono maggiori rispetto ai benefici”. Sulla stessa linea don Francesco Macrì, presidente della Fidae, Federazione Istituti di attività educative, che a Radio Vaticana spiega: “Sono sentenze che lasciano interdetti perché costringeranno le scuole paritarie a chiudere”. Ma la radicale Bernardini sottolinea ancora come fu lo stesso papa Ratzinger a Friburgo nel 2011 a sottolineare come la Chiesa “liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici, può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo”. E rincara: “L’opera di papa Francesco mi pare più orientata a questo pensiero che a quello di alcuni esponenti della Cei”.

Chiara la posizione di Sel, espressa attraverso il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto. “La sentenza della Cassazione – dice – ripristina equità senza punire le scuole paritarie. Mette solo fine ad un privilegio dal sapore medievale. Lupi (e anche qualche altro…) se ne faccia una ragione”. Di contro, per il coordinatore nazionale di Ncd, Gaetano Quagliariello (Ap), la”libertà di scelta presuppone pari condizioni per soggetti che erogano medesimo servizio. Non si abroghi per sentenza la libertà educativa”.

Differenti le posizioni all’interno di Forza Italia. Per Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di FI alla Camera, “oltre a non consentire l’esercizio della libertà di scelta educativa delle famiglie, in ragione di un esagerato egualitarismo che ha anche bloccato l’ascensore sociale, sicolpiscono le scuole cattoliche applicando proprio lo stesso principio di uguaglianza negato per l’accesso al loro finanziamento”. Di altro avviso la parlamentare azzurra Gabriella Giammanco che in una nota scrive: “La sentenza dà forza a una battaglia che personalmente porto avanti dalla scorsa legislatura a dispetto di tanta ipocrisia. Credo sia giusto che gli immobili della Chiesa non utilizzati a fini di culto siano sottoposti a tassazione come tutti gli immobili commerciali”.

Intanto la Regione Lombardia di Roberto Maroni ha già annunciato che è pronta a “sostenere le scuole paritarie religiose a fronte della sentenza sul pagamento dell’Ici”.

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