Roma, 21 lug. (LaPresse) – “Ad una prima lettura la sentenza della corte di Strasburgo boccia la richiesta di matrimonio e parla solo di maggiori tutele per convivenze omo ed eterosessuali”. A commentare la sentenza Maurizio Sacconi (Ncd), presidente della Commissione lavoro del Senato. La corte – aggiunge – “ribadisce i principi e i criteri cui si è sempre attenuta nella sua giurisprudenza”. “Non accogliendo la tesi dei ricorrenti ove faceva riferimento all’articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – spiega – la sentenza ha ribadito che i paesi membri possono liberamente regolare l’istituto matrimoniale riservandolo, come nel caso dell’Italia, alle sole coppie eterosessuali. La Corte ha invece individuato un’insufficienza di diritti e di tutele con riferimento all’articolo 8 della Convenzione dedicato alla vita privata delle persone”.
“Sembrerebbe quindi esservi un modo – aggiunge Sacconi – di adempiere alla sentenza, che peraltro fa riferimento a tutte le convivenze, etero e omosessuali, senza creare i presupposti per l’estensione giurisprudenziale dell’istituto matrimoniale, delle adozioni e delle provvidenze pubbliche riservate alla famiglia naturale in funzione della continuità della specie umana”. “Si tratta ora quindi di leggere bene la sentenza – conclude – alla luce della complessiva giurisprudenza della Corte, in modo da definire gli ambiti di sovranità del Parlamento e del popolo italiano”.
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