Intervista di Elisabetta Graziani
Roma, 3 lug. (LaPresse) – Domenica si svolge in Grecia il referendum sulle condizioni poste dall’Ue per proseguire il piano d’aiuti al Paese. Il deputato Pd Alfredo D’Attorre spiega le ragioni del suo ‘no’.
D – Perché secondo lei i Greci dovrebbero votare ‘no’ al referendum di domenica? R – Mi auguro che i greci votino ‘no’ al referendum e accolgano l’invito del premier Tsipras a difendere l’autodeterminazione e la dignità del popolo greco, respingendo il ricatto delle istituzioni europee. Sarò ad Atene per dare un segnale di solidarietà e vicinanza alla coraggiosa battaglia di Syriza, consapevole che il ricatto della troika avrà un impatto pesantissimo. Potrebbe prevalere la paura dell’ignoto e vincere il ‘sì’. In questi mesi l’Europa ha provato a imporre al governo Tsipras condizioni in sostanziale continuità con le politiche di tagli attuate negli anni precedenti. Occorre votare ‘no’ alla prosecuzione di questa politica economica fallimentare e ‘no’ alla volontà di comprimere i diritti democratici del popolo greco. In questi mesi l’Europa si è mossa al traino della Germania solo per sovvertire il risultato elettorale di gennaio e arrivare un cambio di governo in Grecia.
D – Perché l’offerta dell’Unione secondo lei non è vantaggiosa per Atene? R – L’ultima offerta dell’Europa alla Grecia presenta qualche aggiustamento, ma non inverte la rotta rispetto alle politiche di austerità del passato. Inoltre non affronta il tema della ristrutturazione di un debito insostenibile che, con la cura sbagliata di questi anni, è salito fino al 180 per cento. Nei sei mesi restanti del 2015 si pretende una correzione dei conti pubblici equivalente a due punti di Pil, pari al 4% su base annua. E’ come se chiedessero all’Italia una manovra correttiva da 65 miliardi di euro. Non solo, la troika vuole determinare la qualità delle misure, intervenendo sulle pensioni medio-basse e impedendo, come invece vorrebbe Tsipras, la tassazione dei profitti delle grandi imprese.
D – Che ruolo ha avuto l’Italia in questa partita? R – Il governo italiano ha rinunciato a giocare qualsiasi ruolo, appiattendosi sulla linea dettata dalla Merkel e da Schauble e isolando il governo greco. E’ un errore che mette a rischio il futuro della moneta unica, il cui assetto, senza correzioni, è destinato a collassare. L’Italia avrebbe dovuto sostenere la battaglia di Tsipras per un cambio radicale dell’eurozona anche nell’interesse economico nazionale. La linea di appiattimento sulla Germania è favorevole agli interessi dei Paesi del Nord, ma va contro gli interessi del nostro Paese. Noi rischiamo di essere le prossime vittime dopo la Grecia. È insensato schiacciare il Pd sulle posizioni della destra tedesca. Ci sono tanti militanti, dirigenti e parlamentari che vivono con profondo disagio la posizione assunta dal governo e da Renzi sulla Grecia.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata