di Donatella Di Nitto

Roma, 30 giu. (LaPresse) – Sul caso del senatore di Ap, Antonio Azzollini, la giunta per le Immunità del Senato potrebbe subire uno stop. E’ attesa entro giovedì infatti la decisione del Tribunale del Riesame di Bari sull’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dalla difesa di Azzollini, coinvolto nell’indagine della Procura di Trani sul crac della Casa di cura Divina Provvidenza. La riunione dell’organo parlamentare, fissata la settimana scorsa dopo la seconda audizione del presidente della Bilancio, è al momento confermata domani alle 20 e dovrebbe vedere il relatore, Dario Stefano, presentare il parere sul caso. La decisione del Riesame però, qualora non arrivasse domani, potrebbe far slittare il voto in Giunta, chiamata a esprimersi sulla sussistenza del fumus persecutionis nel procedimento a carico del senatore di Area popolare.

A questo punto, riferiscono alcuni parlamentari, sarebbe meglio attendere infatti la sentenza del tribunale che, se decidesse di accogliere il ricorso di Azzollini, annullerebbe gli arresti domiciliari, svuotando così il lavoro della Giunta. In sintesi non ci sarebbe più nulla su cui decidere. Diversamente invece con la conferma della custodia cautelare si aggraverebbe la situazione di Azzollini, almeno di fronte ai commissari chiamati a decidere sulla libertà del collega. La partita comunque in Giunta si giocherà tutta sui numeri e se il Pd dovesse adottare il metodo Genovese per l’ex di Forza Italia ci sarebbero poche speranze. Se il gruppo dei democratici dovesse optare per il sì all’arresto, con i soli 4 voti di M5S e il sostegno dell’unico membro della Lega, che hanno già dichiarato di essere favorevoli, si avrebbe la maggioranza dei sì con 13 voti su 22. Al momento però il Partito democratico non appare compatto sul caso Azzollini, la maggioranza dei senatori invita alla prudenza e attende di ascoltare la relazione di Azzollini, mentre Felice Casson, ex magistrato, ha già più volte espresso la sua posizione più vicina all’ok agli arresti domiciliari.

Voteranno contro i componenti di Forza Italia e di Ncd. Al centro della seconda audizione di Azzollini, svoltasi martedì scorso, la frase che secondo i pm pugliesi il senatore avrebbe rivolto a due suore: “Da oggi in poi comando io, se no, vi piscio in bocca”. Nella memoria difensiva il presidente della commissione Bilancio sostiene che Attilio Lo Gatto, colui che avrebbe riferito la frase, non solo non l’avrebbe mai ascoltata, ma addirittura non era neanche presente nel momento in cui fu pronunciata. Inoltre Azzollini riporta una dichiarazione di suor Marcella la quale nega che il senatore “mi abbia mai rivolto frasi offensive o minacciose come quelle riportate dall’ordinanza. Chi dice di averle ascoltare ha sicuramente sentito male – aggiunge – Il senatore Azzollini e’ stato con noi sempre molto gentile”. Suor Marcella accusa invece lo stesso Lo Gatto, secondo quanto scrive Azzollini nella sua memoria, di averla minacciata dopo essere stato messo in mobilità nel 2013, perché la riteneva colpevole del licenziamento: “Mi disse che mi avrebbe graffiato la faccia a sangue”.

Secondo le accuse del gip, Rossella Volpe, Azzollini è il “capo indiscusso e indiscutibile dell’associazione a delinquere di un gruppo di potere” che avrebbe “saccheggiato” le casse della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza. Le indagini della procura di Trani e della guardia di finanza di Bari sono iniziate nel 2012 dopo la scoperta di un debito da parte della Congregazione di 500 milioni di euro, oltre 350 dei quali nei confronti dello Stato. Questo debito portò l’autorità ecclesiastica a mettere sotto amministrazione straordinaria la Casa della Divina Provvidenza nominando come commissario alla loro guida monsignor Luigi Martella, vescovo di Molfetta. L’inchiesta della procura ha poi condotto alla scoperta di una serie di conti correnti e di un immobile a Guidonia, fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli gestiti dalle suore della Congregazione, con l’obiettivo di sfuggire ai creditori, tra cui appunto anche lo Stato. La conclusione dell’inchiesta ha portato a 10 ordinanze di custodia cautelare, tra cui figura Azzollini, e il sequestro dell’immobile a Guidonia. In tutto gli indagati sono 25.

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