Dal nostro inviato Fabio De Ponte
Bruxelles (Belgio), 26 giu. (LaPresse) – L’accordo c’è. Il Consiglio europeo, alla fine di una estenuante discussione iniziata con la cena intorno alle 20 e terminata alle 3 del mattino, ha trovato l’intesa: l’Ue si farà carico di 40mila migranti. Il testo non specifica la ripartizione tra i singoli Paesi ma rimanda a una successiva decisione da prendere a luglio, e introduce una esenzione totale per l’Ungheria (nella quale, secondo i dati di Frontex, l’afflusso di serbi nel corso di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è cresciuto di oltre l’800%) e una parziale eccezione per la Bulgaria. La debolezza del compromesso è che a luglio, quando si definiranno le quote, i Paesi più contrari, come Repubblica Ceca e Slovacchia, potrebbero far saltare il banco.
Renzi punta i piedi-. Ma alla fine della giornata il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, può dirsi soddisfatto: “Fin dal primo giorno – spiega in un rapido punto con i cronisti alle tre e mezza del mattino, lasciando palazzo Justus Lipsius – abbiamo detto che l’accordo doveva essere molto più ambizioso rispetto alla cifra di 40mila. Tuttavia è un primo passo per dire che c’è finalmente una politica europea. Nella discussione c’era chi esprimeva la posizione che l’accordo doveva essere solo ‘su base volontaria’. E sono felice di dire che questa espressione non è nel documento ufficiale. Questo vuol dire che nel prossimo mese si deciderà la ricollocazione di 40mila persone”.
Un risultato tutt’altro che scontato. I toni della discussione infatti sono stati piuttosto accesi. “La discussione è stata lunga e ha compreso qualche momento di tensione, il che è legittimo”, ha spiegato il presidente francese François Hollande. Ad accendere la tensione è stato proprio Renzi, puntando i piedi sui 40mila. “Se non siete d’accordo sui 40mila non siete degni di chiamarvi Europa”, ha detto ai leader, secondo quanto riferiscono fonti del vertice, aggiungendo: “Se questa e la vostra idea di Europa, tenetevela. O c’è solidarietà, o non fateci perdere tempo”. Incassato il risultato, a fine giornata ha abbassato i toni, pur rivendicando il contenuto delle sue parole: “Ho detto – ha spiegato ai cronisti – che se non ci fosse stata solidarietà sarebbe stata una presa in giro. L’Europa è nata su ideali di libertà, democrazia e valori condivisi. Non è pensabile che si trasformi nella patria degli egoismi”.
Sale la tensione durante la cena -. La tensione durante la cena è salita tanto che a un certo punto la discussione è stata sospesa. Nella pausa è stato dato spazio al primo ministro britannico David Cameron, che doveva esporre le proprie idee sulle riforme che dovrebbe affrontare l’Unione per convincere i britannici a votare per la permanenza nell’Ue nel referendum che ha promesso entro il 2017. Uno spazio piuttosto angusto, durato meno di dieci minuti, servito a calmare gli animi, che non avrà fatto piacere a Cameron occupare con una questione per Londra tanto importante.
Dopo la pausa si è ripreso ed è arrivata una nuova bozza di conclusioni, che introduceva l’adozione del testo per consenso e non a maggioranza qualificata. Proprio su questo punto si è scatenato uno scontro fra il presidente del Consiglio Ue, Doland Tusk, favorevole al consenso, e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che invece era per la maggioranza qualificata. Una questione, nonostante l’apparenza, non marginale: l’opzione Juncker avrebbe consentito di approvare il testo senza problemi, il consenso invece darà la possibilità ai Paesi che più si oppongono alle quote, Repubblica Ceca e Slovacchia in testa, di alzare la mano e bloccare la procedura di approvazione. Possibilità che però probabilmente sfrutteranno alla fine solo per strappare una quota di migranti più bassa.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata