Scuola, verso fiducia: domani il voto

Scuola, verso fiducia: domani il voto

di Claudia Farallo Roma, 24 giu. (LaPresse) – Domani sarà un giorno decisivo per la riforma della scuola. Pare infatti ormai certo che il governo porrà la questione di fiducia su un maxiemendamento, così da incassare l’ok del Senato e veder correre veloce il provvedimento verso l’approvazione alla Camera. Dura la protesta delle opposizioni, che già preannunciano battaglia. E’ stato un pomeriggio caldo per i parlamentari riuniti nell’aula del Senato per l’esame del disegno di legge di riforma della scuola. “Nel maxiemendamento che loro presenteranno non è stata cambiata una virgola della sostanza di questa riforma oscena”, ha denunciato la senatrice pentastellata Michela Montevecchi. “Il compromesso al ribasso che esce su questa riforma è una moneta di scambio, avvenuto all’interno di quel congresso costante del Pd che è diventato il governo Renzi, che versa in uno stato confusionale”, ha fatto eco il senatore forzista Marco Marin.

LA MAGGIORANZA TIENE IL PUNTO. Ma la maggioranza tiene il punto. “Dopo anni di marginalità, la scuola è tornata al centro del dibattito. Stiamo mettendo a fuoco le vere priorità del Paese”, ha detto Andrea Marcucci, senatore del Pd e presidente della commissione Istruzione. Marcucci rimanda al mittente le accuse delle opposizioni, sottolineando il forte ruolo del Parlamento avuto nel miglioramento della riforma. “Il testo licenziato dal governo è stato ampiamente modificato dalla Camera e, oggi, in Senato grazie al testo elaborato dai relatori”, ha detto, aggiungendo: “Mi auguro che il governo, se presentasse un maxiemendamento, si ispiri alle modifiche emerse in questo dibattito”.

OPPOSIZIONI, MINORANZA DEM E SINDACATI SULLE BARRICATE. Il testo è approdato in aula senza mandato al relatore dopo le vicende di ieri, che prima hanno visto i relatori, Francesca Puglisi del Pd e Franco Conte di Ap, proporre di analizzare in commissione Istruzione un testo di sintesi degli emendamenti e poi, poco dopo, la conferenza dei capigruppo fissare per oggi la discussione generale in aula. I lavori della commissione si sono dunque interrotti bruscamente e, domani, ci si aspetta che il governo riprenda il testo elaborato dei relatori e lo presenti in aula sotto forma di un maxiemendamento, su cui porre la questione di fiducia. Una mossa, questa, che non è andata giù alle opposizioni, ma neanche alla minoranza dem. “Si è chiusa ogni possibilità di dialogo”, ha ammesso Stefano Fassina annunciando la sua fuoriuscita dal Pd insieme alla collega Monica Gregori. “E’ evidente”, ha chiarito Fassina, “che per noi la scuola rappresenta l’ultimo episodio di una vicenda che non abbiamo condiviso”. A essere sotto accusa non è solo il testo di riforma della scuola, ma anche e soprattutto il modus operandi dell’esecutivo. “Non si rispetta più il Parlamento. Non è questo il modo per far ripartire il Paese”, ha detto Monica Gregori lasciando il Pd. Se, come pare ormai certo, domani l’aula del Senato dovesse dare il via libera al provvedimento, alla Camera fanno sapere di essere già pronti ad esaminarlo il 7 luglio. Una velocità motivata dalla maggioranza per riuscire ad assumere 100mila precari entro l’anno, ma che le opposizioni giudicano una bieca arma di ricatto. Intanto, i sindacati preannunciano che le proteste non si fermeranno.

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