Dal nostro inviato Fabio De Ponte Garmisch-Partenkirchen (Germania), 7 giu. (LaPresse) – “L’Italia ha scelto, e qualche governatore dovrebbe saperlo perché faceva il ministro, una strategia di politica sull’immigrazione che ha portato agli accordi di Dublino e alle attuali regole. Secondo me queste regole non ci aiutano ad affrontare il problema perché lasciano l’Italia da sola. Ma sono regole che qualcuno in passato ha voluto”.
Dal vertice del G7 in Baviera il premier Matteo Renzi risponde così al presidente della Lombardia, Roberto Maroni, che ha annunciato una lettera ai prefetti “per diffidarli dal portare qui in Lombardia nuovi clandestini” e una “ai sindaci per dirgli di rifiutarsi di prenderli”.
Una questione a cavallo tra politica interna ed estera, che non può che rimbalzare fino al castello di Garmisch-Partenkirchen, dove è in corso il summit.
Anche perché, dice, “è difficile andare in Europa a dire che occorre avere uno sguardo solidale quando alcune Regioni del tuo Paese dicono ‘però non riguarda noi'”. E poi, rincara, “alcuni di quei governatori che oggi si lamentano sono stati membri di un Governo che ha fatto scelte di politica estera come la Libia. La verità ha la memoria lunga e i fatti parlano da soli”.
Ora la questione, continua, va affrontata in un modo nuovo ma per farlo anche l’Italia deve mettersi in regola. “Se noi vogliamo avere una strategia di medio periodo”, spiega, bisogna affrontare il tema della cooperazione: “Da anni – sottolinea – l’Italia ha diminuito i fondi per la cooperazione internazionale, arrivando al punto di essere a questo tavolo il fanalino di coda. E io non ci voglio restare come fanalino di coda”.
E’ un tema, quello degli sbarchi, che, insieme a quello connesso della stabilità del Mediterraneo, ha conquistato un posto importante nei lavori di questo G7. Nel corso delle sessioni di oggi, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, si è discusso anche di Siria, Iraq, Iran e Libia. E domani si allargherà ulteriormente il raggio: “Parleremo – annuncia – di controterrorismo con i leader di Etiopia, Iraq, Liberia, Nigeria, Senegal e Tunisia. Vogliamo ascoltare non tenere lezioni. I foreign fighters pongono una seria minaccia alla sicurezza internazionale e vogliamo scambiare esperienze con i leader dei Paesi più colpiti dal problema”.
Insomma ci sarà spazio per Renzi per riprendere il discorso della distribuzione dei migranti in Europa con i colleghi francese, britannico e tedesca, Francois Hollande, David Cameron e Angela Merkel. E anche col presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: “Le proposte che ha fatto l’Unione europea – ha sottolineato oggi – sono ancora largamente insufficienti. Non è possibile pensare che ci siano 24mila persone da allocare tra siriani ed eritrei. E’ un primo passo rispetto al passato ma ancora non ci siamo”. E poi, per chiudere il cerchio, avrà un incontro bilaterale col presidente tunisino Béji Caid Essebsi, previsto intorno alle 14.30.
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