di Fabio De Ponte Roma, 30 apr. (LaPresse) – I sì alla fiducia al Governo scendono a 342 rispetto ai 352 di ieri: a chi rifiuta il consenso all’esecutivo si aggiunge infatti un gruppo di centristi (tra Scelta civica, Popolari per l’Italia e Area popolare), ma i dissidenti Pd restano i 38 di ieri. “Il Pd ha la febbre a 38”, è la battuta che circola in Transatlantico. Appare scontato ormai che la legge elettorale passerà anche nel voto finale in programma lunedì. La minoranza del partito guidato dal premier sta valutando se manifestare la propria contrarietà con un esplicito ‘no’ alla legge, dopo essere passata oggi dall’astensione all’assenza dall’aula. Alla seconda votazione della giornata, infatti, le opposizioni hanno deciso di optare per l’Aventino dopo una breve consultazione in Transatlantico poco prima della chiama. “Non è stato un vertice, ma un idem sentire”, spiega il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, mentre un sospettoso Umberto Bossi attraversa la sala: “Non mi fido – dice -, vogliono fare qualche trucco per portare qualche voto di Forza Italia a Renzi”.
OPPOSIZIONI NON SI ARRENDONO. Sel non si arrende. “Noi ci auguriamo che questo disegno di legge salti. Ci riproveremo lunedì”, dice il capogruppo Arturo Scotto. Circola l’ipotesi di chiedere il voto segreto, ma nessuno avanza la richiesta apertamente. Le possibilità di bloccare l’approvazione definitiva, in ogni caso, appaiono piuttosto scarse. E così scatta la corsa al referendum abrogativo. “Comunque vada, noi saremo determinati a chiedere un referendum abrogativo semmai questa legge venisse approvata”, annuncia Brunetta. Dello stesso parere Sel e M5S.
APERTO LO SCENARIO NEL PD. Resta da definire lo scenario che si apre nel Pd dopo lo “strappo profondo” che si è consumato, come lo definisce Alfredo D’Attorre. Pippo Civati esorta i colleghi di partito a dare vita a una “fronda alla francese” e lascia intendere che, in caso contrario, sta già pensando a restituire la tessera. Conciliante l’area lealista. “Il partito saprà affrontare questa discussione interna con metodo democratico”, rassicura Emanuele Fiano. Ma il ministro della Giustizia Andrea Orlando è preoccupato: “Le ripercussioni, quando c’è un fatto di questo genere, certo che ci sono. Il problema è che siano quanto più possibile contenute”. Ecumenico il vicesegretario Lorenzo Guerini: “Credo che da parte nostra e di tutto il partito ci debba essere un impegno a riflettere e a confrontarci, a tenere sempre il filo di un ragionamento e di un impegno comune. Vediamo nei prossimi giorni come questa volontà si potrà tradurre”. Resta dietro le quinte per tutta la giornata il premier Matteo Renzi, e neanche la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, ospite in serata di Porta a porta, si sbilancia: “Io sono prudente – dice – vivo un giorno alla volta”.

