Milano, 17 mar. (LaPresse) – “Cara…. sarai venuta a conoscenza che da alcune settimane sono state depositate le motivazioni relative agli incredibili processi sulle cene in casa mia. Inutile dirti che non c’è nessun riguardo per te e per gli altri ospiti delle nostre cene e che continua su di noi l’ignobile denigrazione che tutti abbiamo assurdamente dovuto subire”. Questo l’incipit della lettera, inviata da Silvio Berlusconi il 29 dicembre 2013 a 14 ragazze spesso ospiti alle cene di Arcore. La missiva, uguale per tutte le Olgettine è tra i documenti depositati dalla Procura di Milano Tribunale del Riesame. Cambia solo il nome, vergato a mano dall’ex Cavaliere che ha firmato le lettere di suo pugno. Nel testo, il leader di Forza Italia comunica di essere costretto a bloccare il vitalizio di 2500 euro al mese versato fino a quel momento. A tutte, però, concede una buonuscita da 25 mila euro.

“Ma c’è qualcosa in più – prosegue la missiva – C’è che l’aiuto che io, seguendo l’impulso della mia coscienza, ho continuato a dare a te e alle altre ospiti per lenire gli effetti della devastazione che questi processi hanno causato alla vostra immagine, alla vostra dignità, alla vostra vita, rischia di essere incredibilmente strumentalizzato ipotizzando addirittura dei possibili reati a carico non solo mio ma anche vostro. A questo punto i miei legali pur comprendendo la generosità e l’altruismo della mia iniziativa, mi invitano con assoluta determinazione, a non continuare con il sostegno economico mensile, perché si potrebbe attribuire al mio aiuto e alla mia accettazione una finalità diversa da quella reale. Per queste ragioni sono obbligato a sospendere da gennaio ogni mio contributo”.

“Sono sicuro che tu sei consapevole di quale attacco mi è stato inflitto da una magistratura militante – aggiunge Berlusconi – che fa un uso politico della giustizia per eliminare l’unico ostacolo che si è opposto e che si oppone alla definitiva presa del potere da parte della sinistra. Questa è l’Italia di oggi. Un’Italia senza giustizia, dove per avere giustizia devi rivolgerti alla Corte Europea di Strasburgo come sto facendo per correggere l’assurda e l’indegna sentenza del primo agosto (la condanna in Cassazione per il caso Mediaset, ndr). Mi spiace, mi spiace tanto. Spero, a processo finito, di poterti rivedere e riabbracciare. Ti voglio bene. Silvio”.

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