Roma, 29 gen. (LaPresse) – “La partita è ancora lunga e aperta ed è tutt’altro che definita su questo o quel nominativo”. Così il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, nella tarda serata di mercoledì, dopo ore in cui il nome di Sergio Mattarella sembrava ormai quello scelto dai democratici per la corsa al Quirinale. “Non è così” dice Guerini, non c’è nessuna “svolta”. Poco dopo gli fa eco Debora Serracchiani, cercando di sgombrare il campo: “Il Pd – dice – ha ancora diverse ore davanti per valutare e decidere, lavoriamo ancora qualche ora. Non ci sono candidati del Pd, la partita per il Quirinale è apertissima, calma e gesso, definiremo tutto domani”

Ma proprio sul nome di Mattarella si gioca la partita tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. nonchè la tenuta del Patto del Nazareno. L’ex ministro e oggi giudice della Corte costituzionale, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari, non sarebbe gradito come futuro presidente della Repubblica al leader di Forza Italia, che avrebbe fatto sapere al premier che su questo nome non ci sarebbe stata la convergenza sua e del partito.

Dal canto suo Renzi non può prendere in considerazione l’opzione Giuliano Amato, sempre caldeggiata dallo stesso Berlusconi, anche in precedenti occasioni. Amato infatti non troverebbe l’appoggio della minoranza del Pd, che conta sulla carta circa 140 voti, pronti nel segreto dell’urna a far mancare il loro appoggio. Il nome di Amato, inoltre, allontanerebbe i fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle che in un incontro questa sera a Montecitorio hanno ribadito il loro ‘no’.

Berlusconi nel corso del colloquio con il premier, spiegano, avrebbe riproposto Pier Ferdinando Casini, già presentato martedì dalla delegazione azzurra al Nazareno. Non a caso il presidente della commissione Affari Esteri del Senato ieri è stato ricevuto a palazzo Chigi da Renzi. Benchè gli incontri si susseguano dentro e fuori i palazzi, conditi da numerose telefonate, la trattativa è evidentemente bloccata a poche ore dalla convocazione del Parlamento in seduta comune. Prima chiama alle 15 di oggi.

Berlusconi dovrebbe rivedere oggi in mattinata Renzi e, secondo quanto confermato dallo stesso ex Cavaliere, questa dovrebbe essere la volta buona per ufficializzare un candidato condiviso da maggioranza e Forza Italia da mettere sul piatto a partire dalla quarta votazione.

Gli scettici, però, già malignano tra i corridoi del Transatlantico: “Il nome di domani potrebbe rivelarsi una copertura”. Il ragionamento sarebbe questo: arrivare fino a sabato a carte coperte potrebbe rivelarsi un boomerang per il premier e gli alleati, perché potrebbe crescere in termini di voti un nome alternativo proposto dai dissidenti e dalle altre forze politiche all’opposizione. Ecco allora la strategia di un candidato di facciata che ‘copra’ quello vero, che sarà ufficializzato solo sabato mattina a partire dalla quarta votazione.

Retroscena a parte, la “splendida giornata”, come l’ha definita Renzi uscendo dalla Camera ieri, è stata convulsa ricca di incontri e faccia a faccia, ma si è tradotta in un nulla di fatto. Sul tavolo ci sono ancora i nomi degli ex segretari Dem, Veltroni, Fassino e anche quello di Bersani. Questo, però, sarebbe un profilo troppo forte e poco digeribile a Forza Italia, che predilige una personalità “non troppo di sinistra”. Una affermazione, quest’ultima, che lascia intravedere uno spiraglio su una persona anche del Pd, ma non militante. Ecco allora che, secondo quanto si apprende da ambienti Dem, Pietro Grasso salterebbe subito in testa alla classifica dei probabili. Condiviso anche dai dissidenti del Nazareno e non inviso a Berlusconi.

L’identikit del prossimo capo dello Stato, delineato nel corso della riunione con i grandi elettori Fi a Montecitorio dal presidente è quello di sempre, cioè “politico, non tecnico, conosciuto per esperienza istituzionale ed estera, non troppo radicato a sinistra”.

Un profilo che Berlusconi spera di ritrovare nella proposta che Renzi gli farà, prima che lo stesso segretario Dem incontri i grandi elettori del Pd. Per ora l’indicazione di voto è chiara, anzi immacolata: anche Forza Italia voterà scheda bianca.

Messo da parte quindi anche Antonio Martino, candidato di bandiera annunciato la scorsa settimana. Una mossa che in molti leggono, soprattutto tra i fittiani-dissidenti, come un ulteriore “assoggettamento al patto del Nazareno”. Per Berlusconi invece questo è un modo per rafforzare lo stesso patto, perché, come ha spiegato ai grandi elettori “non conviene a nessuno, nemmeno a Renzi” rompere.

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