Milano, 26 gen. (LaPresse) – “Cara signora Bulgari Calissoni, di fronte al dramma vissuto da lei e da suo figlio, e al riacutizzarsi di quella pena che la terribile attualità dei sequestri ha certamente provocato, sento innanzitutto di esprimerle vicinanza e solidarietà. Non spetta a me, da ministro degli Esteri, giudicare la linea di condotta seguita oltre 30 anni fa dalle autorità e dalla magistratura per contrastare con impegno e determinazione il banditismo sardo”. Lo scrive il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in una lettera sul Corriere della Sera in cui replica ad Anna Bulgari, la donna rapita con il figlio Giorgio Calissoni il 19 novembre 1983 in una villa di Aprilia. Il ragazzo, allora 17enne, venne torturato e gli fu amputato l’orecchio. Poi il rilascio, dopo il pagamento del riscatto, alla vigilia di Natale. Ieri Bulgari aveva indirizzato al quotidiano una lettera in cui si chiedeva perché loro furono abbandonati dallo Stato e la famiglia costretta a gestire da sola le trattative per il rilascio mentre oggi il ministro degli Esteri “è intervenuto per tutelare soggetti avventati e sprovveduti come le due ragazze Greta e Vanessa che non erano inquadrate in alcuna struttura umanitaria riconosciuta, spinte solo da puro senso di folle avventura e incuranti delle gravissime conseguenze del loro gesto”.
“Il terrorismo islamico non è l’anonima sequestri, non lo si combatte allo stesso modo”, spiega Gentiloni. Per il titolare della Farnesina, “negli ultimi dieci anni i nostri governi si sono comportati sempre allo stesso modo. Combattiamo il terrorismo sul terreno, inclusi i diversi canali di ingenti finanziamenti, e cerchiamo di salvare la vita ai connazionali attraverso le attività di intelligence nostre e dei nostri alleati. Queste attività non possono che essere riservate. Devono restare tali, con il sostegno di tutte le forze politiche. E sarebbe un gravissimo errore accreditare voci diffuse ad arte proprio da ambienti jihadisti. Ci sono aree del mondo in cui non si deve andare. Oggi non possiamo permetterci imprudenze”.
“Ho trovato inaccettabili – conclude Gentiloni – le accuse a Greta e a Vanessa di ‘essersela andata a cercare’, accuse mai rivolte finora a nostri ostaggi liberati da zone altrettanto pericolose, nei confronti dei quali aveva sempre prevalso un sentimento di solidarietà. Quando riesce a salvare la vita di un proprio cittadino, e lo fa senza deflettere minimamente dall’impegno senza quartiere contro i terroristi, lo Stato compie il proprio dovere. Non sempre è possibile. Ma le lugubri decapitazioni sulla piazza del web non sono certo un esito da rivendicare per nessuno, se non per i terroristi e la loro ignobile propaganda. So di non aver risposto, cara signora Bulgari, al suo angoscioso interrogativo sulle scelte del 1983. Ho provato a spiegare, per quanto possibile, quelle di oggi”.
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