Roma, 24 gen. (LaPresse) – A un anno dal primo storico incontro nella sede del Partito democratico, Silvio Berlusconi martedì 27 gennaio varcherà di nuovo la soglia del Nazareno, accompagnato da una delegazione di Forza Italia composta sicuramente dai due capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani. Alle 19 il leader azzurro incontrerà Matteo Renzi, oggi anche premier a differenza di quel 18 gennaio 2014 quando il politico toscano vestiva solo i panni del segretario dem. Sul tavolo questa volta il successore di Giorgio Napolitano, anche se, riferiscono fonti parlamentari, il confronto con Forza Italia sarà forse quello più semplice da superare. Non è un mistero infatti che di Colle si sia già parlato nell’incontro di martedì 20 gennaio, non è stato fatto nessun nome, ma come confermano fonti autorevoli, l’ex cav avrebbe ricevuto dal premier la certezza che Forza Italia avrebbe avuto voce in capitolo nella partita del Colle. In cambio il partito di Berlusconi avrebbe colmato quel vuoto minacciato e poi concretizzatosi dalla minoranza del Pd nell’aula del Senato sull’Italicum. I senatori azzurri hanno rispettato il patto e dunque adesso si giocano ad armi pari la scelta del candidato al Quirinale. Come annunciato, i grandi elettori di Fi nelle prime tre votazione, dove serve la maggioranza dei due terzi (672 voti favorevoli) porteranno avanti il candidato di bandiera Antonio Martino, che dovrebbe essere votato da tutta l’ala dei moderati, compresa Area Popolare (Ncd-Udc). Per le votazioni successive, quando basteranno 505 voti per eleggere il presidente della Repubblica, Berlusconi punta ancora su Giuliano Amato come nome da condividere anche con la maggioranza. Il giudice della Corte costituzionale però non piace a Renzi. La carta infatti del Pd resta ancora ben coperta e questo non significa che il segretario non abbia in mente uno o più nomi, anzi. L’ipotesi Anna Finocchiaro sembra ancora la più gettonata, ma sulla presidente della commissione Affari costituzionali del Senato pesa il processo che vede imputato a Catania suo marito, Melchiorre Fidelbo, imputato per abuso d’ufficio e truffa. Mentre le quotazioni di Sergio Mattarella scendono, sembrano salire quelle di Pier Ferdinando Casini, per il centrodestra, e quelle di Pietro Grasso, in quota Pd. Quest’ultima infatti non sembrerebbe più una candidatura ovvia e quasi un atto dovuto solo perché titolare di Palazzo Madama.

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