Di Donatella Di Nitto

Roma, 3 dic. (LaPresse) – Mentre si discute sul futuro del centrodestra e dei suoi potenziali leader chi ha le idee chiare, anzi chiarissime, è Umberto Bossi. Il senatur in una intervista esclusiva a LaPresse non ha dubbi nel sostenere che Silvio Berlusconi è il leader del centrodestra. Su Matteo Salvini, segretario federale suo partito, il fondatore della Lega Nord chiosa: “Ha tenuto acceso un po’ il centrodestra, però la grande impresa può farla solo Berlusconi”.

D.: Oggi dove sta andando il centrodestra? R.: Il centrodestra adesso è fermo, perché Berlusconi è fermo. Quando Berlusconi entrò in politica il centrodestra volò di colpo, perché lui ne è il centro, il perno. Salvini ha tenuto acceso un po’ la miccia, però la grande impresa può farla solo Berlusconi. Se si muove lui tutto si rimette a volare.

D.: Si parla in questi giorni di potenziali leader, secondo lei ci sono? R.: Salvini si propone, poi anche Tosi si propone, sono possibilità.

Il centrodestra però non necessariamente deve annullarsi nello scontro reciproco, deve avere la capacità di sommare. Secondo me però siete più voi giornalisti a dire o l’uno o l’altro, questo deve essere evitato.

D.: Salvini al momento riesce a fare questo lavoro di raccordo? R.: Leader lo si è se si sa evitare lo scontro, se si sa sommare anziché dividere. Salvini oggi sarebbe ottimo se fosse capace di sommare.

D.: Il percorso intrapreso da Salvini è un percorso giusto per la Lega e per il centrodestra?

R.: Dipende, speriamo che non guadagni voti al sud e perda quelli al nord. Un partito non è solo un problema di voti, ma un problema di progetto. Bisogna riuscire a costruire un progetto. Quando c’ero io ho lanciato l’indipendenza e poi il federalismo, pensando che la mediazione fosse naturale.Le cose però non sono così facili. In tutta Europa sono venuti fuori successivamente diversi indipendentismi, la Lega deve fare degli accordi con tutti questi.

D.: Salvini sembra però andare più verso Le Pen e Putin…

R.: Il problema non è Le Pen, ma il futuro. Non possiamo stare con i piedi in una Le Pen. Bisogna portare a casa degli accordi con gli indipendentisti e fare delle cose in comune. Comunque il fascismo è centralista e alla fine non ti porta nè verso il federalismo nè tanto meno verso l’indipendenza.

D.: Secondo lei fu l’uscita di Gianfranco Fini dal Pdl fu l’inizio della crisi nel centrodestra? R.: Sì, fu quella la causa. Io e Tremonti dopo l’uscita di Fini andammo da Berlusconi sul lago Maggiore per dirgli di andare subito al voto. Se il governo si fosse dimesso saremmo andati alle urne e avremmo fermato anche la crisi economica. Invece Berlusconi decise di battere un’altra strada, perché molti parlamentari gli chiedevano di passare al suo partito. E’ stata una pia illusione.

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