Roma, 1 dic. (LaPresse) – La direzione del Pd ha approvato, con due voti contrari, l’ordine del giorno proposto da Matteo Renzi che prevede di “proseguire il cammino delle riforme secondo la tempistica prevista. Prima del voto, Alfredo D’Attorre, voce della minoranza Pd, aveva chiesto alla presidenza di aggiungere un passaggio che sottolineasse “il ruolo del Parlamento” nell’approvazone delle riforme, “altrimenti – aveva spiegato – non ci sono le condizioni per partecipare al voto”. La richiesta è stata respinta dalla presidenza. “Si tratta del testo dell’accordo tra maggioranza e Forza Italia: lo condividiamo o no? – ha replicato lo stesso Matteo Renzi -Perché se non lo condividiamo è un problema”.
RENZI: ACCELERARE SULLE RIFORME. Durante il suo intervento in direzione, Renzi ha chiesto di non fermarsi “sulla strada delle riforme”, ma anzi, di “accelerare”, spiegando che la proposta del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, di scegliere prima il successore di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica, e poi di approvare la legge elettorale è “inaccettabile”. “Abbiamo ottenuto un accordo migliorativo – ha detto il segretario del Pd – rispetto all’Italicum 1.0. E’ del tutto evidente che non c’è alcuna ragione per bloccare o ritardare la legge elettorale”.
Il testo della legge elettorale, ha ribadito Renzi, “è definito dal vertice di maggioranza e dal documento definito con Forza Italia. Il voto che si chiede è sul fare velocemente la riforma concordata. Ogni miglioramento condiviso è ben accetto, un miglioramento non condiviso non è un miglioramento ma il tentativo di affossare le riforme”.
MINORANZA PD: PATTO NAZARENO ESISTE ANCORA? Durante il dibattito la minoranza del Pd si è soffermata proprio sull’accordo tra il partito e Forza Italia. “Ci dici di votare – ha detto Davide Zoggia rivolgendosi allo stesso Renzi – perché si facciano le riforme, che va mantenuto il timing. E’ sacrosanto, ma io chiedo: l’accordo con Berlusconi regge o non regge? Perché se non regge non si può dire alla Direzione che si deve restare per forza dentro i parametri del patto. Perché altrimenti si potrebbero fare in Parlamento delle modifiche utili al Paese e al nostro partito”.
Sulla stessa linea anche Gianni Cuperlo: “Più volte – è stato il suo ragionamento – ci è stato detto che non si potevano apportare modifiche né all’italicum, né alla riforma costituzionale che non fossero concordate con il principale contraente del patto del Nazareno. Oggi pare che quel contraente rinvii, prenda tempo, che non sia più disponibile a rispettare almeno rispetto al timing stringente. Questo patto esiste ancora, è solido o scricchiola, ha bisogno di un tagliando?”.
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