Roma, 29 nov. (LaPresse) – “Abbiamo bisogno di più della semplice (e spesso rigida) applicazione delle norme. Vi è la necessità di capire fino in fondo la gravità del momento che stiamo vivendo e di ragionare su un cambiamento radicale di approccio che ci permetta di uscire dal tunnel della crisi. Da un lato abbiamo urgenza di una politica monetaria dinamica, dal momento che l’attuale livello di inflazione è inaccettabile. Ma, dall’altra parte, occorre mettere carburante nel motore. E, a differenza di molti scettici, ritengo quindi importante il Piano di 300 miliardi di euro di investimenti lanciato da Juncker: si tratta di un primo passo verso un approccio diverso di Bruxelles, uno strumento comune per una politica degli investimenti molto più ampia che abbiamo proposto durante il semestre e che richiede anche nuove politiche nazionali”. Così il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, intervenendo oggi a Roma in Campidoglio all’Assemblea federale del Movimento europeo internazionale.

“Prima della forte azione della presidenza italiana – aggiunge – nessuno in Europa aveva parlato di crescita o semplicemente di investimenti, adoperandosi concretamente per deviare dall’ortodossia dell’austerità. La realtà è che fino ad oggi Bruxelles ha privilegiato solo bilanci e cifre”.

“Noi abbiamo cambiato questa impostazione – spiega Gozi – riportando la politica al centro delle scelte, tornando ad un ruolo politico della Commissione europea e voltando pagina rispetto all’approccio della Commissione Barroso. In questo senso la presidenza italiana del semestre Ue è stata fondamentale”.

“Ora la nuova Commissione – aggiunge – deve puntare con decisione su alcune priorità decisive che noi abbiamo portato al centro dell’agenda: diritti fondamentali, digitale, mercato unico e una nuova politica economica che parta dagli investimenti. Per affrontare e superare questa crisi economica abbiamo bisogno di più Unione europea, di più fiducia reciproca e collaborazione costruttiva tra tutta la comunità degli Stati.

“Mi sento profondamente europeo – conclude Gozi – devo moltissimo a quello che l’Europa mi ha offerto, dall’Erasmus in poi. Ho vissuto, studiato e lavorato in cinque paesi europei. Ma l’Europa del solo rigore e dello scontro tra creditori a debitori non è quella che conoscevamo e che dobbiamo ora ricostruire”.

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