Roma, 20 nov. (LaPresse) – “Il tema dell’occupazione non è solo economico, ma valoriale, e identitario”. Così il presidente del Senato Pietro Grasso, in occasione della riunione dei presidenti delle commissioni dei parlamenti nazionali dell’Unione europea e del Parlamento europeo competenti in materia di Occupazione, ricerca e innovazione. “Il forte crescere delle diseguaglianze – ha proseguito Grasso – anche nei Paesi membri che hanno inizialmente risentito meno della recessione e la crisi del lavoro stanno consegnando alla disperazione, al risentimento, alla marginalizzazione intere fasce e generazioni della popolazione europea, alimentando nazionalismi, scetticismi e sentimenti di sfiducia di cui abbiamo avuto misura in occasione delle recenti consultazioni elettorali. Il fenomeno più drammatico è descritto dai dati su coloro, giovani ma non solo, disoccupati e inoccupati, che smettono di cercare lavoro, che cessano di sperare”.

“La nostra preminente responsabilità – ha aggiunto Grasso – è quindi, oggi, evitare il rischio devastante che queste persone siano escluse dalla cittadinanza attiva e si allontanino dall’idea di comunità e di identità europee, dal riconoscersi in una unica collettività giuridica e sociale”.

Grasso ha poi fatto riferimento ad alcuni dati pubblicati dalla Commissione lo scorso 4 novembre: “L’Europa rappresenta l’area economica che cresce di meno al mondo, mentre il Pil dell’Unione, attualmente il 22,9% del Pil mondiale, appare ora destinato a subire una drastica flessione, a causa anche dell’incremento di molte economie emergenti. I dati sul mercato del lavoro sono ancora più allarmanti: il tasso di disoccupazione nell’Unione si è attestato quasi all’undici per cento; mentre i dati disaggregati per fasce d’età evidenziano punte drammatiche fra i giovani, con una media del 24% nell’area euro e punte di oltre il 40% in alcuni Stati membri, fra cui l’Italia. Sempre più accidentato il processo di ricollocamento di chi abbia perso il posto di lavoro: il tasso di disoccupazione di lunga durata del 6% nell’area euro impone un peso intollerabile sui sistemi di welfare e così incrementa il numero delle persone che raggiungono la soglia della povertà. La crescente flessibilità del mercato del lavoro dovuta alla globalizzazione e alla mobilità geografica di persone e imprese, rischia poi, se non adeguatamente governata, di dare vita a nuovi precariati e alimentare quel senso di incertezza che deriva dall’impossibilità di programmare il proprio futuro”.

Per affrontare questa situazione, se è vero che ciascun Paese ha il compito di “procedere alle riforme strutturali necessarie per rendere le economie e i mercati del lavoro efficienti e competitivi”, è anche vero, secondo il presidente del Senato, che “spetta all’Unione europea predisporre politiche e strumenti che consentano di rilanciare gli investimenti per generare maggiore occupazione. Nel quadro delle cinque priorità strategiche adottate dal Consiglio europeo nel mese di giugno, assume così un ruolo centrale il piano da 300 miliardi di euro che il presidente Juncker ha annunciato e che sarà al centro dell’agenda del Consiglio europeo di dicembre”.

Servono, però, anche, aggiunge Grasso, “strumenti per consentire ai singoli Stati membri di conciliare l’impegno per le riforme strutturali e il consolidamento fiscale con il rilancio degli investimenti e lo stimolo all’economia. Spero ad esempio possa farsi strada l’idea di scorporare dal computo del deficit determinate categorie di spesa per investimenti produttivi, o la quota di cofinanziamento nazionale per i progetti finanziati con fondi strutturali. E che si possano incentivare le riforme prevedendo una dilazione dell’obbligo, previsto dal ‘Six-Pack’, a partire dal 2015, di ridurre il debito pubblico; oppure calcolando la riduzione non sui difficili anni passati ma sulle aspettative dei prossimi due anni”. “Dall’intelligenza che avremo nel garantire margini di flessibilità – conclude il presidente del Senato – dipenderà la possibilità di realizzare davvero le riforme strutturali nei settori chiave per recuperare competitività: pubblica amministrazione, mercato del lavoro, sistema tributario, giustizia”.

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