Di Nadia Pietrafitta
Roma, 26 ago. (LaPresse) – Punzecchiature e frasette scaramantiche (“Siete più forti”, “No, è l’anno vostro”) sono già iniziate e, c’è da scommetterci, proseguiranno anche dopo il fischio di inizio. Roma-Fiorentina, in programma sabato alle 20.45 all’Olimpico, è il big match che apre il campionato di serie A, certo, ma è anche Matteo Renzi contro Pier Carlo Padoan. Spesso costretti a smentire possibili divergenze di vedute su conti da far quadrare o risorse da raccattare, finalmente il presidente del Consiglio e il titolare del Tesoro si ritroveranno apertamente l’un contro l’altro di fronte alla propria passione calcistica.
Il premier, a Bruxelles per il Consiglio europeo, non potrà sostenere la Fiorentina dalle tribune dello stadio Olimpico, magari sfidando con la sua ormai famosa cravatta viola il calore che i tifosi giallorossi riserveranno alla squadra di Rudi Garcia nella gara d’esordio, con la classica sciarpata sulle note di ‘Roma, Roma, Roma’. “Non potrò seguire la partita e non credo proprio di avere la possibilità di vederla neanche di straforo”, ha ricordato Renzi qualche giorno fa, non senza rammarico, da Forte dei Marmi. Con i suoi collaboratori è già stato chiaro: “Voglio essere avvertito solo in caso di successo finale della Fiorentina”. Direttiva in realtà già data – e disattesa anche per opera del bianconero Sandro Gozi – quando, mentre i capi di Stato e di Governo cenavano a Bruxelles, la Juventus ebbe ragione della Fiorentina in Europa League, grazie a un gol su punizione di Andra Pirlo.
“Il fallo c’era?”, si affrettò a chiedere il premier in quell’occasione. E se Renzi ha già detto di aspettarsi “belle soddisfazioni” dalla sua squadra del cuore, Padoan dal canto suo sulla fede giallorossa scherza anche meno che sul rigore dei conti pubblici. “Se mi continui a provocare sul calcio mi dimetto”, replicò ridendo a Renzi in una conferenza stampa post Cdm. “Il ministro – lo aveva stuzzicato il premier – oggi si è trovato in grandissima difficoltà non per le tensioni sul Def ma circa la prova tv che riguarda Destro visto che è noto tifoso… laziale”. Scherzare sul calcio servì al presidente del Consiglio a trasformare e integrare nel Governo del rinnovamento e della rottamazione un tecnico di fama internazionale, poco abituato, da vice segretario e capo economista dell’Ocse o da direttore del Fmi, a battute, cinguettii e selfie, marchio di fabbrica di Renzi.
Dopo sei mesi di Governo i due si trovano spesso fianco a fianco in Europa a combattere la battaglia della flessibilità o a tenere alta la bandiera dell’Italia impegnata sulla strada delle riforme. Sabato sera faranno entrambi il tifo per Federica Mogherini, in pole position per ricoprire il ruolo di Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, ma all’Olimpico sarà il campo a decidere chi dei due avrà la meglio sull’altro. E se il premier, amante della velocità e da sempre dalla parte dei giovani, potrà affidarsi alle incursioni sulla fascia del gioiellino viola Cuadrado o magari felicitarsi in diretta (o quasi) con Angela Merkel per un gol del centravanti tedesco Mario Gomez, il titolare di via XX settembre, tecnico rispettato all’estero ed economista di grande esperienza, potrà sperare in una magia – o in un numero, se preferisce – di capitan Totti.
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