Roma, 4 lug. (LaPresse) – Nessun duello Roma-Berlino, nessun derby tra rigore e flessibilità. Matteo Renzi incontra a villa Madama Jose Manuel Barroso e i componenti della Commissione europea per dare loro il benvenuto simbolico nel semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo e ne approfitta per zittire le voci di una contesa in corso con la Germania di Angela Merkel, nate dopo l’attacco ricevuto mercoledì nell’aula di Strasburgo dal capogruppo tedesco del Ppe Manfred Weber e il colpo basso arrivato ieri dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
“Io non ho visto polemiche con uomini politici tedeschi e non c’è nessuna polemica tra noi è il Governo tedesco in ordine alla gestione della flessibilità – mette in chiaro il premier – Insieme crediamo che si debbano condividere le regole che ci siamo dati” e che “devono riguardare la stabilità e la crescita” perché “se parliamo solo di stabilità distruggiamo un pezzo di futuro”. Il rapporto con la Merkel rimane “ottimo” sottolinea Renzi, che apprezza le precisazioni che arrivano da Berlino (Germania e Italia remano nella stessa direzione, è la sottolineatura) ma non risparmia una frecciatina a Weidmann. “Credo che il compito della Bundesbank – attacca – sia quello di assicurare il proprio obiettivo statutario e non di partecipare al dibattito politico italiano”.
Se vorrà discutere, aggiunge, “siamo pronti ad accoglierlo”, ma l’Europa “è dei cittadini europei e non dei banchieri, né tedeschi né italiani”.
Sulla flessibilità Renzi ribadisce la linea espressa davanti alla seduta plenaria del Parlamento europeo: non è una richiesta dell’Italia, che non ha bisogno di presentarsi a Bruxelles con il cappello in mano. “Serve all’Europa non all’Italia, all’Italia – aggiunge – serve il processo di riforme che abbiamo iniziato”. Dello stesso avviso il presidente della Commissione uscente. “Le regole del Patto di stabilità e crescita vanno rispettate al 100%, lo dice anche il Trattato. Le regole ci sono. E secondo il nostro modo di vedere, le regole consentono la flessibilità. Nessun primo ministro ha chiesto la modifica delle regole”, spiega Barroso che loda la “passione” europea di Renzi e il percorso di riforme messo in campo da palazzo Chigi.
Attorno al binomio rigore-flessibilità, ruota però anche la trattativa in corso sulle nomine per la presidenza delle principali istituzioni europee. “Io ho votato Juncker (come presidente della Commissione Ue, ndr) perché c’era un documento approvato a Bruxelles in cui si enunciava l’agenda strategica” dell’Unione, sottolinea Renzi. Agenda, che oltre alla stabilità dei conti dovrà prevedere alcuni strumenti necessari per far ripartire la crescita.
“Sono certo – aggiunge il premier – che Juncker rispetterà questo documento”. Molto dipenderà dal nome che verrà scelto per ricoprire l’incarico di commissario agli affari economici. Nessun veto da Roma. “Spetterà a Juncker nominare i commissari. Noi valuteremo le proposte che lui ci farà”, risponde Renzi a chi gli chiede un giudizio sull’ipotesi che vede in pole position il finlandese Jyrki Katainen ritenuto dagli osservatori un fervente ‘rigorista’, (salvo aggiungere poi, con una battuta: “Sono stato troppo diplomatico?”). Roma, intanto, lavora per lasciare il segno con la presidenza italiana del Consiglio europeo.
“L’obiettivo dell’Italia è fare di questo semestre una grande occasione per restituire ai cittadini europei speranza, passione ed entusiasmo, loro sono i nostri stakeholders, il motivo per cui lavoriamo”, assicura Renzi. L’orizzonte, ribadisce il premier ancora una volta, è quello dei ‘mille giorni’. Dal primo settembre 2014 al 28 maggio 2017. “Mille giorni che sono il percorso delle riforme: del sistema fiscale, del sistema giudiziario, della Pubblica amministrazione, della Costituzione, della legge elettorale. L’Italia, intesa come macchina amministrativa – è la promessa – vedrà un grande restyling complessivo”.
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