Di Donatella Di Nitto
Roma, 2 lug. (laPresse) – Tutti in piedi, applausi a scena aperta e il protagonista commosso con le mani giunte a godere del consenso dell’Ue. E’ stato accolto così il discorso di insediamento del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea di Matteo Renzi a Strasburgo, che ha parlato del “dovere di riscoprirsi Telemaco” per la generazione di oggi. Certamente non fu così per l’altra cerimonia, quella del 2003, quando Silvio Berlusconi scatenò non poche polemiche dando del kapò proprio a Martin Schulz, l’europarlamentare tedesco, oggi presidente del Parlamento europeo, allora leader del Spd.
Una performance indimenticabile quella del leader di Forza Italia che dopo il suo discorso di insediamento ascolta attento le parole di rimprovero di Schulz, che vanno dalla preoccupazione per la presenza della Lega al governo, alle leggi non fatte sul processo europeo, sul mandato di cattura, sul riconoscimento dei documenti. Il tedesco poi sferra l’attacco finale accusando Berlusconi di sedere a palazzo Chigi solo grazie delle lungaggini burocratiche delle sue vicende giudiziarie.
La replica non si fa attendere. L’allora premier prende di nuovo la parola passando alla storia con la sua battuta forse più celebre in Europa, preludio, quasi sicuramente, dei pessimi rapporti tra Italia e Germania di quegli anni. “So che c’è in Italia un produttore che sta girando un film sui campi di concentramento nazisti – rileva Berlusconi – La suggerirò per il ruolo di kapò. Lei è perfetto”.
Accanto al presidente del Consiglio un Gianfranco Fini sbigottito si morde le mani. Nell’aula di Strasburgo scende il gelo. Poi si scatena la bagarre, messa a tacere, dopo vari battibecchi tra Schulz e Berlusconi, dall’allora presidente dell’Europarlamento Pat Cox. Se la storia è fatta di nomi e frasi fatte, oggi si può dire che Renzi l’ha segnata con ‘la generazione di Telemaco’, Berlusconi con ‘kapò’.
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