Dal nostro inviato Jan Pellissier
Bruxelles (Belgio), 27 giu. (LaPresse) – Uno spiraglio ora c’è. Quanto flessibile sarà, dipenderà dalla capacità del Governo di iniziare e poi realizzare le riforme su cui si è impegnato con l’Europa e gli italiani. Poi si dovrà rimettere a posto il trend dei conti e dimostrare che il nostro Paese ha cambiato verso. Matteo Renzi, al termine di un Consiglio europeo “tosto” come l’ha definito, è riuscito a far mettere nero su bianco questo spiraglio all’Europa tutta, Germania compresa.
Per trovarlo si deve andare a pagina 15 dell’accordo siglato oggi dai 28 leader riuniti a Bruxelles, e che sarà la bussola per la politica europea dei prossimi 5 anni. Lì si legge che l’Europa, “ha bisogno di iniziative forti per rafforzare la crescita economica, deve aumentare gli investimenti, creare più posti di lavoro ed essere più competitiva. Tutto ciò richiede anche di fare il miglior uso possibile della flessibilità consentita dal patto di stabilità”. Ovvero temporaneamente “muoversi vicino e oltre” al famoso 3% del rapporto tra debito e Pil. Renzi non ha spiegato quanto valga questa flessibilità. Il motivo è semplice, prima bisogna decidere dove intervenire, e quindi come districarsi tra le regole ed i veti che le attuali regole sui bilanci pubblici impongono.
Si capirà qualcosa di più il primo settembre, quando partirà il countdown dei 1000 giorni che il Governo si è dato per completare le riforme istituzionali ed economiche necessarie a rimetterci in pari col resto d’Europa. Secondo uno schema che vede da una parte camminare in parallello le riforme politiche con quelle strutturali della macchina pubblica, e dall’altra il rilancio dell’economia, unico vero motore capace di aggiungere valore al Paese facendo crescere il Pil.
Se le riforme della politica e della P.a. non costano, quella dell’economia costa parecchio, ed ecco perché serve derogare al patto di Stabilità. Investire per poi guadagnare, come un’impresa normale. Discorso che vale anche per l’Europa tutta, dove crescita e occupazione sono al centro del documento approvato oggi dal consiglio europeo.
Spazio anche alle politiche sull’immigrazione, dove finalmente sarà potenziato Frontex e potrebbe nascere una polizia di confine unica. L’Europa di qui al 2019 punta poi a rafforzare il suo impegno ambientale. Stesso discorso per i diritti, “per creare ancora di più un’area di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne con il rispetto di tutti i diritti fondamentali” si legge nel documento. Nobili intenzioni, che però almeno per sei mesi rimarranno solo sulla carta; infatti solo a novembre si insedierà la nuova commissione, ovvero l’organo operativo dell’Unione europea.
Se infatti oggi si è nominato il nuovo presidente – come atteso si tratta di Jean-Claude Juncker – per i membri della commissione tutto è ancora da decidere. Renzi ha anche tranquillizzato media ed Europa sui suoi rapporti con Angela Merkel, con cui ieri aveva animatamente discusso sulle regole dei bilanci. “La Merkel ama molto l’Italia e noi vediamo nella Germania un partner importante. Per alcuni aspetti è un modello, per altri un competitor, per altri ancora un cliente o un fornitore. Con la Merkel ci sono confronti quotidiani” e “c’è un clima di stima e rispetto” ha spiegato il premier, ribadendo quello che dice sempre: “Se l’Italia ha dei problemi non è colpa dell’Europa, ma dell’Italia. La responsabilità politica è italiana”.
Sul fronte nomine infine, com’è nata, sembra già svanita la possibilità che Enrico Letta diventi il nuovo presidente del Consiglio europeo, per due motivi secondo Renzi: l’Italia ha già la presidenza della Bce, inoltre quella poltrona dovrebbe spettare al Ppe, avendo il Pse già ‘preso’ presidenza del Parlamento e Alto commissariato per le politiche estere. Proprio per questo ruolo, nei giorni scorsi da più parti si è fatto il nome di Federica Mogherini, ipotesi su cui Renzi si è detto possibilitsta, sempre che i socialisti europei gli propongano quella poltrona.
Tutto si deciderà il 16 luglio, quando l’Europarlamento voterà su Juncker, e subito dopo i leader europei si ritroveranno, “per mettere a posto gli ultimi incastri” come ha detto Renzi. Intanto il 1 luglio comincia il nostro semestre di presidenza europea, e Renzi ha riassunto come lo gestirà: “Siamo consapevoli di dover cambiare l’Italia, non è colpa dell’Europa se abbiamo perso delle posizioni. Ma mentre lo faremo, lo faremo con un disegno organico, unitario e, a lasciatemelo dire, perché ci tengo molto, con un disegno di bellezza. L’Italia deve tornare ad usare questa parola in Europa, e noi la utilizzeremo nel discorso di mercoledì primo luglio” al Parlamento europeo in occasione dell’insediamento del semestre di presidenza europea.
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