(di Elisa Cassissa)
Torino, 23 mag. (LaPresse) – Curzio Maltese, giornalista e scrittore milanese, classe ’59, è il candidato alle elezioni Europee del prossimo 25 maggio, capolista nella circoscrizione nord-ovest per ‘L’altra Europa con Tsipras’, coalizione che vede insieme partiti e associazioni di sinistra che sostengono la candidatura del leader di Syriza, Alexis Tsipras, alla presidenza della Commissione europea. Fine dell’austerità, riduzione del debito pubblico, lotta alla disoccupazione e nuove politiche migratorie sono al centro del programma delineato da Maltese, così come da tutta la coalizione di Sel, Rifondazione Comunista, Verdi e Azione Civile.
Perché ritenete l’austerità imposta dall’Europa controproducente? Non serve a mettere i conti pubblici a posto?
“Questa politica dell’austerità che si fa con grandi ammucchiate di destra e sinistra è una politica sbagliata. La follia è ripetere le stesse cose e pensare di ottenere un risultato diverso: sono anni che si va avanti con politiche di austerità che portano soltanto alla disoccupazione”.
Quali sono le aspettative di voto?
“Credo che il risultato sarà buono. L’anno scorso i sondaggi hanno sbagliato di circa il 10% su alcuni partiti, quindi non ne farei un totem. E’ l’inizio, è una lista che c’è da poco, credo che comunque questo discorso avrà un futuro perché, per come è messa la sinistra europea, è normale che avanzino le sinistre più radicali”.
Pensate di erodere voti al Pd?
“Ritengo che potremo togliere più voti all’elettorato di Grillo deluso, perché di sinistra ormai nel Movimento 5 stelle è rimasto ben poco. E poiché non siamo una lista di apparato politico e di funzionari di partito, magari lì potremmo prendere più voti. Poi, certo, c’è disagio da parte di una fetta dell’elettorato di sinistra nei confronti del Pd, guidato da democristiani, al governo con la destra e che ha come principale bersaglio polemico il sindacato. E’ una situazione un po’ nuova per il Pd. Nessun leader aveva mai spostato così a destra la politica del principale partito della sinistra. Ma è più probabile che gli elettori delusi del Pd non voteranno affatto”.
Quale sarà il futuro della coalizione all’indomani delle elezioni?
“Dipenderà dal risultato delle Europee. La sinistra radicale, in Italia, viene da una lunga serie di sconfitte e questo è anche un modo per ricominciare con uno sguardo più europeo, invece di fare tre piccoli partiti italiani. Sicuramente la lista andrà avanti in Europa perché potrà essere il terzo gruppo parlamentare europeo con 60 deputati, forti dell’8 o 9% dell’elettorato continentale. Sono tutte liste forti in Europa, perché magari in altri paesi non si parla solo di vivisezionare Dudù”.
Quindi il suo giudizio sulla campagna elettorale italiana è negativo…
“Sì, è orribile. Il nostro è un Paese danneggiato dalle politiche europee, con dei leader che fanno ridere il resto d’Europa. Si parla più del cane di Berlusconi che del fiscal compact. Andiamo in Europa discutendo dell’ultima battuta di Grillo, del Cavaliere o dei tweet di Renzi. Così fa schifo. Invece i nostri temi sono europeisti, riguardano il piano del lavoro europeo, approfondiscono il ‘no’ al fiscal compact, sviscerano la riforma del sistema bancario europeo. Ma noi, non avendo pregiudicati o gente che finisce in galera e non avendo battutisti, non facciamo notizia. In tutta la campagna elettorale non si è parlato della possibilità che l’Europa firmi con gli Stati Uniti un trattato di libero scambio che porterà gli Ogm in Europa. Di questo non si parla, ma si sa tutto circa i giornalisti che non piacciono a Grillo”.
E’ d’accordo con la riforma del Servizio Pubblico?
“Abbiamo una tv pubblica che fa pena: oltre ad oscurare la lista Tsipras, non ha neanche trasmesso il dibattito tra i candidati alla Commissione europea. 150 milioni di persone in Europa lo hanno visto tranne gli italiani. Bisogna togliere la Rai ai partiti e affidarla a un comitato di Garanti o a una Fondazione, come succede per le grandi tv pubbliche europee. Bisogna smettere di pagare il canone finché la Rai non sarà riformata come le altre tv europee che non dipendono dai partiti”.
Che opinione ha di Grillo, Berlusconi e Renzi?
“Berlusconi e Grillo all’estero sono considerati dei clown. Renzi non gode di una grande considerazione tra i colleghi europei. Rappresentano tre forme diverse di populismo. Quello che impressiona dei nostri leader è l’estrema superficialità”.
E che cosa pensa della classe politica?
“I politici che manderemo in Europa sono, in media, di scarsa preparazione. Io detesto cordialmente la politica della Merkel, ma è un grande politico ed è una persona di grande spessore, così come Schulz. La professione politica in Italia è fallita. I grandi statisti sono finiti con Berliguer, con Pertini. L’unico grande politico che c’è ancora in circolazione è Napolitano, della cui azione io non condivido quasi nulla, ma è un uomo di grande acume politico perché proviene da una scuola di partito”.
Voi come vi differenziate?
“Con L’altra Europa ci sono operai, giornalisti, insegnanti, tutta gente che arriva da lunga esperienza lavorativa e che tornerà a fare il proprio mestiere. Altrimenti si crea una selezione di gente mediocre e servile, che è disposta a tutto a dire qualsiasi cosa e a cambiare casacca”.
Si tratta di un problema in seno al Pd?
“In queste europee noto un numero infinito di bersaniani che oggi sono renziani. Se domani andasse via Renzi, diventerebbero cuperliani. Perché di questo càmpano e non possono permettersi il lusso di essere coerenti. Se io non vengo eletto, torno a fare il mio mestiere, il giornalista a Repubblica”.
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