Roma, 19 mar. (LaPresse) – Ha preso il via intorno alle 17.30 di questo pomeriggio l’informativa del premier Matteo Renzi al Senato, in vista del Consiglio europeo di domani e giovedì. I contenuti della relazione del presidente del Consiglio sono stati gli stessi presentati in tarda mattinata alla Camera, dalle riforme fiscali a quelle del mondo del lavoro, dalla necessità di ritrovare “l’orgoglio” come Paese al bisogno di essere credibili agli occhi degli italiani e dell’Ue.

“Trovo assolutamente fondamentale – ha detto Renzi alla Camera – che si esca da una visione per la quale l’Europa ci controlla i compiti o ci fa le pulci: dobbiamo affermare con decisione che Italia e Europa, a dispetto di una certa propaganda, non sono due controparti, ma sulla stessa barca”. “Dobbiamo lottare – ha aggiunto – contro un’Europa che sia solo espressione della burocrazia e della tecnocrazia e per un’Europa che abbia lo spirito alto dei padri fondatori”.

EUROPA – “Ho incontrato l’ex presidente del Brasile Lula e per me è stato un incontro particolarmente importante – ha raccontato il premier -. Io credo che un politico che riesce a portare 30 milioni di persone fuori dalla povertà costituisce gioco forza un punto di riferimento. Mi ha colpito una sua considerazione, quando ha detto ‘Non ho mai visto l’Europa e gli Stati europei così rassegnati, pessimisti e stanchi’. Credo che chi rappresenta l’Europa all’interno del Consiglio europeo debba partire da questo. Non serve il sondaggio dei talk show per ricordarci come sia forte il rischio di una forte affermazione dei partiti populisti e antieuropeisti”.

SPENDING REVIEW – “I dieci miliardi” destinati al taglio del cuneo fiscale” hanno un “margine ampio” di copertura “che deriva da un intervento sulla spending che presenteremo in Parlamento. Il commissario ci ha fatto l’elenco, poi saremo noi, come parte politica a decidere dove intervenire”, ha detto Renzi parlando della spending review e di tagli alla spesa pubblica. “Oltre all’intervento sulla spending review – ha specificato – abbiamo un margine ampio” di risparmio “dentro la finanza pubblica e lo illustreremo con il Def”.

UCRAINA – “Riteniamo che il referendum in Crimea sia illegittimo”, ha detto Renzi parlando della crisi ucraina. “E’ necessaria un’azione concreta di tutte le istituzioni – ha spiegato ancora – e in particolare dei Paesi europei che fanno parte del G8. Serve una soluzione politica, che non ci faccia tornare indietro rispetto a un disegno di cortina di ferro che probabilmente è soltanto negli incubi tra i protagonisti di questa vicenda, ma che noi dobbiamo scongiurare”.

LAVORO – “I nostri numeri sulla disoccupazione giovanile gridano vendetta”, ha detto Renzi parlando della crisi economica italiana. La riforma del mercato del lavoro è “necessaria, non è un argomento a piacere che possiamo affrontare o no, ce lo chiedono i disoccupati. Si è pensato di creare lavoro per decreto e si è fallito. Si è pensato di dare garanzie ai giovani, moltiplicando norme e si è nuovamente fallito e ora la disoccupazione giovanile è a livelli atroci”.

LA REPLICA DI RENZI DOPO GLI INTERVENTI DEI DEPUTATI – Replicando agli interventi dei deputati, Renzi ha toccato il tema spinoso del rapporto deficit/Pil: “Il tema del 3% come parametro è un tema oggettivamente anacronistico. Approfondendo il tema uno cerca di capire come è nato, allora risale a Maastricht. Il presidente del Consiglio che rappresenta un Governo e ha degli impegni, nel momento in cui ha il compito di rappresentare il proprio Paese, mantiene il proprio desiderio politico e lo porta nelle sedi opportune ma prima di tutto garantisce circa il rispetto degli impegni”.

Anche sul fisco Renzi ha assicurato: “Le coperture e le discussioni che abbiamo avuto in questi giorno troveranno negli atti una naturale concretizzazione. Essendoci dati delle scadenze trovo difficile non verificare la realizzazione degli impegni presi”.

Infine, con una ironia mista a stizza, visto che dall’aula durante la replica arrivavano delle contestazioni dal grillino Federico D’Incà, Renzi ha detto: “Io ho ascoltato tutto il dibattito. Mi hanno spiegato che non mi posso alzare nemmeno per andare in bagno, ma questo fa sì che la replica poi sia vera, io rispondo a tutti. Non mi posso assentare dicono, così mi hanno spiegato, sono novizio devo imparare”. Le proteste si sono sollevate dai banchi M5S quando il premier ha sottolineato come “nel Partito democratico abbiamo la simpatica abitudine di discutere senza espellere, si chiama Partito democratico per questo”, facendo implicitamente riferimento alle espulsioni che ci sono state nei giorni scorsi all’interno del M5S. Il presidente di turno dell’aula Luigi Di Maio, in quota M5S, è stato costretto a “richiamare formalmente” i suoi.

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