Roma, 24 gen. (LaPresse) – Si allontana di ora in ora l’auspicio di una riforma elettorale condivisa dalla maggior parte dei partiti, mentre si fa sempre più reale lo spettro delle elezioni anticipate. Consegnato il testo base in commissione alla Camera, ma non ancora adottato, si delineano infatti le posizioni delle pedine più importanti della partita delle riforme.
LETTA: RIFORMA IL PRIMA POSSIBILE. Ieri il premier Enrico Letta ha rotto il suo lungo silenzio e sulla riforma ha condiviso la necessità di agire rapidamente ma con un “accordo largo che possa modificare alcuni aspetti: io ad esempio credo che i cittadini debbano essere resi più partecipi nella scelta dei candidati”.
RENZI: SENZA RIFORMA SALTA IL GOVERNO. Il ‘no’ alle liste bloccate del presidente del Consiglio tuona sul patto Renzi-Berlusconi. Su questo punto, infatti, il segretario del Pd non può muoversi liberamente visto che proprio sulle liste sembra esserci il veto del Cavaliere e di Forza Italia. Renzi non nega che le modifiche siano possibili, ma l’importante è che “si sia tutti d’accordo”, ma avverte: se si “affossa la legge elettorale, si affossa il governo”, come dire che salta l’Italicum e si va al voto.
ALFANO: LISTE BLOCCATE SONO ZONA D’OMBRA. Anche il leader del Nuovo centrodestra, Angelino Alfano, ha questa mattina definito le liste bloccate “una zona d’ombra” della riforma elettorale, augurandosi che lo stesso Berlusconi su questo punto “si ravveda”. Il banco di prova della coesione dei partiti sarà comunque la commissione Affari costituzionali, l’officina dove si realizzerà veramente il testo della riforma. Sarà qui che i partiti dovranno veramente uscire allo scoperto e sarà qui che il Partito democratico dovrà fare fronte comune o mettere in luce le spaccature già note.
FRANCESCHINI: ERRORE REINTRODURLE PREFERENZE. Sul fronte Pd il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, stoppa la rintroduzione delle preferenze. “Vedo che sono diventate improvvisamente popolarissime – ha detto ai giornalisti in Transatlantico – ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent’anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle. Non soltanto perché farebbero quasi certamente saltare l’intesa raggiunta ma molto di più per i danni al sistema politico e alla sua trasparenza”.
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