Roma, 18 set. (LaPresse) – Silvio Berlusconi e i videomessaggi. Una storia lunga 19 anni, partita dalla storica discesa in campo nel 1994 e che si arricchirà di un nuovo capitolo oggi con il nuovo video che dovrebbe rilanciare Forza Italia. Forse neanche lui, il Cavaliere, si sarebbe mai immaginato di tornare a inneggiare la rinascita del suo nuovo-vecchio partito. Le rughe aumentano, i dispositivi che fanno circolare la sua voce e il suo messaggio cambiano. Nel ’94 il messaggio gira su una videocassetta, ora ci pensa la rete a diffondere a grande velocità il verbo di Arcore. Ma per Berlusconi rimane fondamentale rivolgersi al suo popolo attraverso uno schermo. La sua storia politica, che rischia di chiudersi con la decadenza da senatore dopo la condanna definitiva per frode fiscale, è punteggiata da videomessaggi dove tutto, dai gesti all’inquadratura, è scelto nei minimi dettagli. Il primo è noto: nell’inverno del 1994 il Cavaliere entra in politica con il suo famoso “l’Italia è il Paese che amo”. “Ho scelto di scendere in campo perché non voglio vivere in un Paese illiberale governato da uomini legati a doppio filo – spiega il Cavaliere – a un passato economicamente e politicamente fallimentare”.

Nel gennaio 2011, dopo varie tornate da Presidente del Consiglio, arriva uno dei suoi interventi più scomodi, quello in cui Berlusconi affronta il processo Ruby e dice: “E’ assurdo solo pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna, nessuno può essere turbato da quelle serate tutte all’insegna del decoro e della tranquillità”. Nel novembre dello scorso anno, sfiancato dal pressing internazionale, decide di dimettersi, dando spazio al governo dei tecnici guidato dal professor Mario Monti. Puntale il videomessaggio, dove l’imprenditore milanese spiega la sua scelta: “Lascio per senso di responsabilità ma l’ho fatto senza essere mai stato sfiduciato dal Parlamento e da domani raddoppio il mio impegno”. Nell’ottobre 2012 il videomessaggio che segna il passo indietro (poi smentito dai fatti). “Non mi ricandido a premier, ma rimango a fianco dei più giovani – racconta davanti alla telecamera – che ora devono giocare e fare goal. A me ora spetta dare consigli e giudicare senza intrusività”.

La cronostoria dei messaggi del Cavaliere non finisce però qui. Nel febbraio 2013, dopo il risultato ambiguo delle elezioni politiche, il leader Pdl apre al governo di larghe intese: “Le forze politiche responsabili devono impegnarsi a dipanare le matasse della legislatura, nessuno può ignorare il valore della governabilità”. Ultimo capitolo il videomessaggio che invade le case degli italiani in piena estate, il 1 agosto. Quel giorno il Cavaliere commenta con rabbia la condanna emessa dalla Cassazione per i diritti Mediaset. Nei dieci minuti del suo intervento Berlusconi prima prova a difendersi: “Non hai mai ideato nessun sistema di frode fiscale, nella storia Mediaset non esistono false fatture né fondi occulti all’estero che riguardano me o la mia famiglia”. Poi conclude quasi commuovendosi: “E’ così che l’Italia riconosce i sacrifici e l’impegno dei suoi cittadini migliori? È questa l’Italia che amiamo? È questa l’Italia che vogliamo?”.

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