Roma, 5 ago. (LaPresse) – Le commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato hanno approvato un emendamento al decreto ‘Fare’ che sopprime la proposta di modifica del Governo che introduceva un’ulteriore riduzione del 25% al tetto agli stipendi dei manager pubblici. “Forte irritazione” viene espressa da parte del Governo. E’ quanto trapela da fonti ministeriali che assicurano come palazzo Chigi “non intenda rinunciare” all’iniziativa e che la partita “non è finita”.
Il Governo, infatti, non intende rinunciare al taglio del 25% agli stipendi dei manager pubblici. Ecco perché esecutivo e maggioranza sono al lavoro per ‘recuperare’ la norma contenuta nell’emendamento del Governo cassato dai partiti. Una nuova proposta di modifica per ripristinare l’ulteriore riduzione voluta da palazzo Chigi dovrebbe essere presentata dai relatori nelle commissioni, che hanno chiesto di posticipare a domani l’arrivo in aula del decreto per concludere in serata l’esame del provvedimento.
Se fosse stata approvata definitivamente dal Senato la norma sul tetto agli stipendi dei manager passata alla Camera avrebbe comportato il superamento del limite dei 300 mila euro, previsto dalla spending review, sia per le società dello Stato che per molte municipalizzate”. Così Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato e membro della commissione Bilancio, illustrando le ragioni del voto di Scelta Civica sul tetto ai manager pubblici. “Sarebbe stato così sterilizzato – ha proseguito – in cambio di una mera riduzione del 25 per cento dei compensi in godimento prima della spending review”.
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