Roma, 15 lug. (LaPresse) – Non si placa la tempesta scoppiata su Roberto Calderoli, il senatore leghista colpevole di aver paragonato a un orango il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge. E se Pd, Sel e Movimento 5 Stelle continuano a chiedere le dimissioni da vicepresidente del Senato di Roberto Calderoli e il presidente di palazzo Madama Pietro Grasso le definisce “un atto volontario” e continua a chiedere “scuse” che “devono essere fatte in maniera completa”, a preoccupare l’ex ministro del Carroccio, per nulla intenzionato, almeno per ora, a lasciare lo scranno più alto di palazzo Madama, sarebbe la possibilità di veder sfumare un’altra ‘poltrona’.
Calderoli, infatti, autore della legge elettorale attualmente in vigore da lui stesso ribattezzata ‘Porcellum’ e membro della commissione Affari costituzionali del Senato, potrebbe vedersi negata la partecipazione al Comitato dei 42 che dovrà occuparsi della riforma dell’ordinamento costituzionale. I parlamentari che ne faranno parte verranno scelti, infatti, proprio tra i componenti delle Prime commissioni di Camera e Senato. A Roberto Calderoli è riconosciuta trasversalmente “un’ampia conoscenza della materia”, ma a questo punto – raccontano fonti parlamentari – sarebbe “oggettivamente improponibile” far riscrivere la Costituzione a chi ha paragonato a un orango “il primo ministro di colore della Repubblica”.
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