Firenze, 9 giu. (LaPresse) – “Le ragioni per cui non potevo non accettare la rielezioni sono note. Abbiamo assistito a qualcosa cui non avevamo mai assistito”. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella video intervista con il fondatore del quotidiano Repubblica Eugenio Scalfari, trasmessa nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze, in occasione dell’evento Repubblica delle idee, spiega i motivi del suo ritorno al Quirinale. “In passato – ha proseguito – non si è mai avuto il senso dell’impotenza parlamentare e istituzionale come in quei giorni. Ho detto di sì per senso delle istituzioni. Lo posso affermare senza alcuna presunzione. Si trattava di salvaguardare le continuità istituzionale”.

Il capo dello Stato ci tiene a sottolineare come il Governo di larghe intese sia stato creato in una condizione eccezionale: “Un’alleanza politica è sempre un’alleanza a termine, in particolar modo quando è un’alleanza eccezionale, come lo fu quella del ’76 e come lo è quella attuale. A quaranta giorni dalla nascita del governo vedo serpeggiare la preoccupazione che questa alleanza possa durare troppo, anzi che possa durare per l’eternità. Francamente sono un po’ sbalordito”. “Adesso – ha spiegato – il problema è di far vivere questo governo per una esigenza minima di stabilità e sopravvivenza istituzionale e del Paese. Poi ognuno riprenderà la sua strada”.

Il tema che più sta a cuore al presidente della Repubblica è quello delle riforme, in particolare della legge elettorale. “Io – ha detto – sono un tenace assertore della necessità che su alcuni terreni fondamentali gli opposti schieramenti politici riescano ad esprimere un impegno comune e questo deve essere innanzitutto il terreno delle regole e delle riforme istituzionali. Ma sono per le riforme”, che “devono essere nella maggior misura possibile concordate”.

“Se adesso ognuno sventola la sua bandiera, io – ha lanciato un monito – non sono intenzionato a rivivere da presidente della Repubblica l’incubo di quei mesi durante i quali nella commissione Affari costituzionali del Senato si è pestata l’acqua nel mortaio e non si è stati capaci di partorire nessuna riforma elettorale avendo tutti i partiti giurato che bisognava farla. Quindi – ha proseguito – bisogna trovare, anche con una certa discrezione, anziché gridare sui giornali e alla tv ognuno la sua verità e il suo modello, creare le condizioni per una intesa su una nuova legge elettorale. Indipendentemente dai correttivi urgenti che possa suggerire la Corte cosituzionale”.

ead/ctr

091415 Giu 2013

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata