Roma, 29 mag. (LaPresse) – “Voglio subito mettere in guardia dal coro della galline pavloviane, politici e politologi, che accreditano che ha vinto il governo delle larghe intese. Una tesi risibile, goffa e propagandistica che cancella il primo clamoroso dato del voto: la crescita travolgente della fuga dalla politica. In una metropoli ad alta intensità di partecipazione, com’è Roma, un astensionismo al 50% deve indurre saggezza nelle analisi e nei giudizi”. Lo afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, in un’intervista che appare oggi su ‘Il Manifesto’.

“Quindi invece del ballottaggio potremmo far nascere un governo Marino-Alemanno? – prosegue il leader di Sel – Se si segue il ragionamento di Letta dovremmo concludere così. Marino è contro le larghe intese, uno spirito libero, un uomo che ha portato nella contesa della capitale i diritti, la laicità, liberando il centrosinistra dalla sindrome d’OltreTevere. E lo stop al consumo di suolo e all’espansione irresponsabile. In evidente discontinuità con il centrosinistra che non disdegna i palazzinari. Un centrosinistra che non si maschera, che non occulta le ragioni della propria alternatività alla destra e non affoga nel moderatismo, torna a vincere. Quando usa un vocabolario forte e comprensibile – diritti di libertà, beni comuni e civiltà del lavoro – anima una speranza”.

“Propongo qui e ora – spiega ancora Vendola – la costruzione di una piattaforma politica. Altrimenti finisce che noi facciamo la ricerca teorica sulla sinistra che verrà, e invece nell’attualità c’è il suicidio permanente del nostro campo. Propongo di individuare alcuni nodi per sviluppare una battaglia. Il primo? Il taglio degli F35. Suggerisco poi anche una riflessione pacata su quello che è avvenuto a Bologna con il referendum sui finanziamenti alle scuole materne parificate: il corpo a corpo fra elettori ed eletti, diretti e dirigenti. Un’occasione per le forze del cambiamento, una gara sulle competenze, sulla Costituzione. Questo è il tema vero – conclude Vendola – come il centrosinistra smette finalmente di replicare il copione di un riformismo senza riforme la cui pulsione fondamentale è l’aggressione della Carta Costituzionale”.

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