Roma, 20 apr. (LaPresse) – Ritorna il nome di Giuliano Amato, uno dei primi circolati per l’elezione del Quirinale, sul quale già da subito sembrava semplice l’intesa tra Pd e Pdl. Un nome che, archiviata la corsa per il Quirinale, riemerge ora per palazzo Chigi. Incassata dai due partiti la disponibilità di Giorgio Napolitano a un mandato bis, si apre ora infatti il problema della formazione di un esecutivo. Le due cose sono strettamente collegate: secondo diverse fonti parlamentari il capo dello Stato ha chiesto garanzie, per accettare di ricandidarsi, sulla rapida formazione di un governo di larghe intese.

Su Amato, confermano fonti parlamentari di entrambi gli schieramenti si sta trattando. Una delle ipotesi in campo è che i due segretari, Angelino Alfano, ed Enrico Letta – che assumerà l’interim con le dimissioni di Bersani – assumano l’incarico di vicepremier. Ma nel Pd preferirebbero che Alfano restasse fuori dalla partita e sarebbero disposti a concedere qualche ministro al Pdl. Insomma si tratta.

NAPOLITANO: “SI E’ PARLATO SOLO DEL COLLE”. Napolitano ha subito smentito: “Naturalmente nei colloqui di questa mattina non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del presidente della Repubblica”, ha scritto nella nota con cui annunciava la disponibilità a ricandidarsi. Subito dopo ha aggiunto però un monito che suona come un chiaro invito a dare vita rapidamente al nuovo esecutivo: “Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità”. D’altra parte, da tempo Napolitano spinge per un governo di larghe intese. Proprio per facilitare questo percorso aveva anche nominato i dieci saggi, che hanno elaborato due relazioni sulle misure più urgenti necessarie in campo economico e istituzionale.

Una ipotesi, quella del governissimo, che Bersani ha per settimane respinto, prima di invertire la rotta di centottanta gradi negli ultimi giorni e cercare un accordo complessivo col centrodestra che comprendesse il Quirinale e il governo. Scelta all’origine delle pesanti contestazioni che ha ricevuto in questi giorni dagli elettori.

MARINI: “OBIETTIVO DIALOGO COL CENTRODESTRA PER GOVERNO”. Lo stesso Franco Marini lo ha chiaramente spiegato nella nota con la quale ha annunciato il ritiro della sua candidatura, parlando di una “strategia di un dialogo con il centrodestra finalizzata all’obiettivo di dare all’Italia un governo, dinanzi alla durissima situazione del Paese”, una “strategia da me pienamente condivisa”.

BERLUSCONI: “IL VOTO IN CAMBIO DELL’ACCORDO SUL GOVERNO”. Anche lo stesso Silvio Berlusconi lo ha confermato ancora ieri sera: “Voteremo qualsiasi candidato al Colle ci presentassero – ha detto a margine di una cena elettorale con Gianni Alemanno – che possa però poi portare alla possibilità di un governo condiviso. Se però non è condiviso, come oggi non parteciperemo alla votazione”. Anche dopo la debacle del Pd prima con Marini e poi con Prodi, che ha portato alle dimissioni di Bersani, la questione è restata in primo piano. Bersani stamane ha incontrato prima Napolitano e poi Monti. Infine ha convocato i suoi grandi elettori ed ha annunciato la scelta di Napolitano, mettendola ai voti. Si è dichiarato contrario solo Corradino Mineo, l’ex direttore di Rai News 24.

TORNANO GLI EQUILIBRI DELLA PASSATA LEGISLATURA. Con lo scenario Amato, si torna dunque agli equilibri del governo tecnico: contrarie la Lega e Sel, con quest’ultima che prenderebbe così il posto dell’Idv nell’opposizione della passata legislatura. “Noi auspichiamo – ha già messo in chiaro il segretario della Lega, Roberto Maroni – un governo con una guida politica per tutta la legistlatura. Posso dirvi, quando andremo a fare le consultazioni con il capo dello Stato, per chi diremo no: è Giuliano Amato”.

Speculare la posizione del leader di Sel Nichi Vendola: “Dalla vicenda del Quirinale – dice – esce fuori forte l’ipotesi del Governo delle larghe intese. Non cambia la natura politica e il giudizio su ciò che si interavede oltre l’elezione del Quirinale. E’ in corso la stesura della tela delle larghe intese, è sotto gli occhi di tutti. Sta vincendo l’ipotesi restauratrice rispetto a quella riformista. E’ difficile non cogliere un dato evidente. Silvio berlusconi è il vero vincitore di questa partita”.

Contrari naturalmente anche i grillini. “Voci di palazzo accreditano Napolitano eletto al sesto scrutinio e Giuliano Amato presidente del consiglio…. I partiti hanno suonato il de profundis del Paese”, commenta la capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Roberta Lombardi.

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