Roma, 14 dic. (LaPresse) – “Se la vicenda non dovesse risolversi, abbiamo delle altre strade e dei piani concreti da attuare sui quali il Governo ha già ponderato le sue valutazioni”. Così il ministro degli Affari esteri Giulio Terzi dopo l’incontro, alla Farnesina, con il vice primo ministro della Federazione Russa, Dmitry Rogozin, risponde a chi gli chiede quali strumenti abbia il Governo italiano per riportare a casa i Marò. “Sapevamo nei giorni scorsi – ha spiegato il ministro – che la scadenza di oggi era necessaria per l’emanazione della sentenza da parte della Corte suprema indiana. L’abbiamo aspettata con grande ansia, abbiamo fatto le sollecitazioni sul Governo indiano pur nell’indipendenza della magistratura di New Delhi rispetto all’esecutivo e abbiamo avvertito che era un momento invalicabile quello di oggi perché altrimenti si va oltre le vacanze di Natale e addirittura alla prima metà di gennaio per la sentenza”.

“Questo passo – ha ricordato Terzi – lo abbiamo fatto con fermezza ieri quando ho chiesto al segretario generale della Farnesina di convocare l’ambasciatore indiano e di esprimere con molta fermezza il modo inaccettabile nel quale questa vicenda continua ad andare avanti. I Marò avrebbero dovuto essere a casa già da molti mesi, avrebbero dovuto essere lasciati liberi. Se c’era una procedura giudiziaria questa si doveva svolgere in Italia perché la giurisdizione è italiana: sono soldati in divisa quindi sono sottratti in modo assoluto alla giurisdizione di altri Paesi”. Fra l’altro, ha ribadito ancora una volta il ministro, “erano acque internazionali, non erano acque territoriale indiane ed era un’azione antipirateria fatta per la comunità internazionale. Questo è chiarissimo e lo abbiamo sempre rappresentato con estrema forza”.

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