Torino, 3 dic. (LaPresse) – Vittoria chiara e netta per Pier Luigi Bersani nel ballottaggio per le primarie del centrosinistra. Poco dopo le 20 di ieri sera un sondaggio dell’Istituto Piepoli, che sette giorni prima aveva imbroccato tutti i risultati, ha subito chiarito che non c’erano dubbi: Bersani 61,1%, Renzi 38,89%. Il risultato è poi rimasto quello per tutta la serata mano a mano, e sempre più lentamente, che venivano aggiornati i dati reali. Questa mattina, scrutinate 8169 delle 9.219 sezioni il segretario del Pd è al 61,11% e Renzi al 39,89%. Un gap fra i due di poco più di 500mila voti che nasce in tutt’Italia. Bersani infatti vince ovunque, tranne che nelle province di: Cuneo, Arezzo, Firenze, Lucca, Pistoia, Prato e Siena. A livello regionale la vittoria di Bersani è inequivocabile: 19-1, con la Toscana vinta dal sindaco di Firenze 54,39% a 45,61%.

Renzi perde dunque Umbria e Marche, regioni rosse che il 25 ottobre un po’ a sorpresa aveva vinto. La macchina del partito si è messa evidentemente al lavoro consentendo a Bersani la ‘remontada’. Ma è soprattutto nelle città che il giovane sindaco perde. A Torino, dove Bersani ha chiuso la campagna avendo al fianco Fassino e il neopresidente dell’Upi, Antonio Saitta, Renzi rosicchia un 41,92 %. A Milano l’endorsement ricevuto da Pisapia spinge Bersani al 61.89%. Se Bologna era gà assegnata all’ex presidente della regione Emilia Romagna, a Roma c’è la vera Caporetto dei renziani che non superano il 30,46 %. A Napoli stessa musica, così come in Sicilia e in Sardegna dove le ricette per il Sulcis di Renzi non hanno convinto.

Fa però riflette, scorrendo i dati provvisori del sito ‘Italia bene comune’ come al Sud la partecipazione sia sta molto bassa, nella Sicilia che ha eletto poco meno di un mese Rosario Crocetta, hanno votato alle prima poco più di 100mila persone. Tutto il Sud in generalem, Puglia esclusa, ha vissuto questa battaglia come qualcosa di poco attraente. Da qui dovrà ripartire Bersani, altrimenti i grillini potrebbero spopolare facilmente.

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