Roma, 2 dic. (LaPresse) – Quando fa il suo ingresso nel salone del teatro Capranica, telecamere e taccuini – prima impegnati con i sassolini che i vari Bindi, D’Alema, Fioroni si tolgono dalle scarpe – sono tutti per lui. Pierluigi Bersani sale sul palco e si gode la standing ovation. Dagli altoparlanti vanno via le note di Vasco Rossi e degli Stadio e risuonano le parole del segretario, del leader. “È una grandissima soddisfazione – ammette lui – doppia”. Doppia perché le primarie le ha volute lui, perché “un gran partito popolare, progressista deve sempre aver fiducia nella sua gente” e poi per il risultato. Anche per lui “inaspettato in queste proporzioni”, anche se “sono sempre stato tranquillo”. Ringraziamenti di rito – alla famiglia, ai volontari, agli alleati, a Renzi “che mi ha chiamato, il suo contributo è stato importante per queste primarie” – ma anche fuori dagli schemi, quelli ai marxisti per Tabacci. Poche le parole rivolte a Renzi.

Poi il segretario del Pd pensa subito al futuro. “La prima sfida che abbiamo è quello di costruire una forza di governo solida” perché “noi dobbiamo vincere – spiega – ma non si può vincere a qualsiasi prezzo, non possiamo più raccontare favole. Io terrò il linguaggio della verità, e credo che sia quello che il Paese si aspetta”. Ecco allora che l’agenda si riempie già d’impegni: “Domani partirò per la Libia. L’Italia deve recuperare il suo profilo, il suo ruolo nel Mediterraneo”, dice. Quanto al futuro, Bersani tranquillizza subito “l’amico” Vendola: “Mi ha invitato a far sentire un profumo di sinistra – ricorda – francamente se non me lo sentissi addosso non riconoscerei il mio odorato”.

Del futuro del segretario faranno parte anche i tanti giovani volontari che, ai piedi del palco, lo applaudono: “Non ci sarà un uomo solo al comando, lavoreremo insieme”, ringraziandoli per quell’allegria che hanno messo in questi “mesi di lavoro”, che “è una caratteristica del nostro popolo”. “Saremo tranquilli e forti” li rassicura. Poi, però, avverte: “Non possiamo fermarci adesso a riposare”. Gli applausi non si fermano, “due giorni ve li do, eh?” scherza, allegro tra gli allegri, Bersani.

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