Roma, 23 nov. (LaPresse) – Lo sciopero dei giornalisti, previsto per lunedì “può essere differito e nella giornata di domani saranno considerate e comunicate le modalità esecutive di tutte le iniziative di protesta in campo sempre a partire da lunedì prossimo per un allarme democratico alto”. Lo rende noto la Federazione nazionale della stampa italiana.

L’APPELLO DI SCHIFANI. La decisione arriva a poche ore di distanza dall’appello lanciato dal presidente del Senato, Renato Schifani, che in una nota aveva auspicato “fortemente che questa iniziativa possa essere differita all’esito del voto finale dell’Aula di Palazzo Madama sul ddl relativo alla diffamazione”. Per la seconda carica dello Stato, il rinvio della protesta avrebbe potuto consentire alle organizzazioni sindacali una valutazione complessiva del testo esitato dal Senato, destinato, tra l’altro, a successiva valutazione da parte della Camera dei deputati”. “Tutto ciò – aveva detto Schifani – costituirebbe garanzia di quel clima di coesione sociale di cui l’Italia ha bisogno”.

“Rispettosi della vita istituzionale del Paese – spiega il sindacato dei giornalisti – per gli stessi principi di adesione al dettato della Costituzione messi a rischio da proposte di legge devastanti, che ci costringono alla più forte protesta perché aggrediscono il diritto dei cittadini alla verità dei fatti di interesse pubblico e all’autonomia dell’informazione, accogliamo l’appello alla riflessione che arriva dalla seconda carica dello Stato”. “E’ un appello – spiega l’Fnsi – che, parimenti, va rivolto ai proponenti delle norme legislative in discussione in Senato. La riflessione sarà speculare a quella che avanzerà nel corso del processo legislativo”.

L’ODG. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario dell’ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, che sulla sua pagina Facebook ha spiegato che l’intervento di Schifani “meritava considerazione”, anche perché il presidente del Senato “ha aiutato Odg e Fnsi nella tormentata vicenda della legge sull’equo compenso”.

LE RAGIONI DELLO SCIOPERO. Lo sciopero era stato annunciato ieri per protestare contro il voto espresso dal Senato, che ha approvato l’emendamento salva-direttori al disegno di legge sulla diffamazione in discussione in Aula. Il testo prevede una multa da 5mila a 50mila euro per il direttore “che abbia partecipato alla commissione del reato”, mentre resta il carcere fino a 1 anno per il giornalista che abbia commesso il reato di diffamazione aggravata. Il Governo aveva dato parere contrario alla proposta di modifica “non perché favorevole al carcere per i direttori”, ma per motivi “tecnici”.

LA FIEG. La Federazione italiana editori giornali (Fieg), per bocca del presidente Giulio Anselmi, in mattinata ha spiegato che le ragioni della protesta dei giornalisti “contro una pessima legge sulla diffamazione sono comprese e condivise”. Allo stesso tempo, però, ” ritiene improprie le modalità della protesta con uno sciopero che rende ancora più difficile la situazione dell’informazione”.

SOSTEGNO DI FEDERCONSUMATORI. Al fianco dei giornalisti si erano schierati anche Federconsumatori e Adusbef, per i quali “il progetto di legge sulla diffamazione in esame al Senato immette nella legislazione italiana elementi estremamente rischiosi, illiberali ed anti-democratici”.

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