Roma, 25 mag. (LaPresse) – Elezione diretta del presidente della Repubblica da parte dei cittadini, con doppio turno, e primarie per individuare i candidati al Colle. La grande novità politica annunciata negli scorsi giorni dal Popolo della libertà è l’introduzione in Italia del semipresidenzialismo alla francese: capo dello Stato, quindi, eletto dal popolo, e primo ministro scelto dal presidente della Repubblica. Nel corso di una conferenza stampa gremita di giornalisti nella sala Koch del Senato, il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, lo dice chiaramente: “Vogliamo far sì che ci sia la possibilità che siano i cittadini a decidere, con il loro voto, circa il presidente della Repubblica”. Una proposta, quella dell’elezione diretta del capo dello Stato, che il Cavaliere motiva con la necessità di non finire nell’ingovernabilità della Grecia, ma per far sì che anche l’Italia abbia la possibilità di avere subito un rappresentante a livello internazionale dopo le elezioni, come avvenuto in Francia con Hollande. E subito dopo aggiunge: “Abbiamo deciso di compiere il gesto ardito di presentare al Paese, alla maggioranza e all’opposizione, una possibilità di modernizzazione del Paese, dando la possibilità di incidere direttamente, attraverso elezioni primarie, sulla scelta del presidente”.

Primarie per i candidati al Colle, ma anche sui programmi, come sottolinea il segretario politico del partito, Angelino Alfano, che definisce Berlusconi ‘presidente della Repubblica’, per poi correggersi. L’idea di una revisione dell’architettura costituzionale sarà esplicitata in un emendamento che il Pdl presenterà al testo sulle riforme istituzionali, all’esame dell’aula del Senato la prossima settimana. Una proposta su cui il partito di via dell’Umiltà “non vuole tirare nessuno per la giacca”, anche se Berlusconi afferma che c’è la possibilità di arrivare al presidenzialismo entro la fine della legislatura, rispettando comunque la scadenza del mandato di Giorgio Napolitano. Su una sua possibile candidatura al Quirinale, Berlusconi afferma che farà “quello che mi chiede di fare il Popolo della libertà”, sottolineando che il Colle non è una sua “ambizione”, ma ci sono “responsabilità che non si possono ignorare”. Di sicuro l’ex premier resterà nel Pdl (“Io stesso resterò in campo come presidente del partito”), rimettendosi al partito per la definizione del suo ruolo in futuro, e si tira fuori dalla corsa per palazzo Chigi nel 2013 (“Ne ho discusso all’interno del Pdl e ho detto che preferirei non essere il candidato premier”). Il Cavaliere respinge, inoltre, le voci su uno scioglimento del partito: “E’ saldo e compatto”, dice, aggiungendo che secondo i sondaggi interni è sopra il 20%, mentre sulla possibilità che liste civiche entrino nel centrodestra, l’ex premier non ha nessuna preclusione. Sulla possibilità di uno scioglimento del Pdl per dare vita a una federazione, afferma: “Francamente non mi pare che le cose andranno in questa direzione perchè c’è molto amore dei partecipanti e dei moderati per la propria storia politica e di partito, ma se anche da parte di tutti gli altri ci fosse una precisa presa di posizione in tal senso ci adegueremmo. Magari si potesse fare”.

Il progetto politico, come sottolinea a margine della conferenza stampa, è quello di riunire i moderati per garantire governabilità al Paese, e sui veti posti da Luca Cordero di Montezemolo e Pier Ferdinando Casini sulla sua persona, nell’ottica di un progetto unitario, Alfano dice: “Non ci risulta niente di tutto ciò. I veti di Casini sono di natura politica, non personale, mentre Montezemolo ha fatto conoscere il suo pensiero con una lettera inviata al Corriere della Sera e in cui non mi pare ci fossero riferimenti di natura personale su Berlusconi”. Presa di distanza anche dal progetto di Beppe Grillo: “Io e lui – sottolinea Berlusconi – siamo all’opposto”.

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