Roma, 10 mag. (LaPresse) – In un sistema pensionistico contributivo ciò che viene versato “non viene perduto”, perciò l’aumento dell’aliquota, se da un lato “aiuta le casse pubbliche”, dall’altro incrementa l’accantonamento di ciò che viene versato. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, in videochat del Corriere.it, rispondendo alle domande dei lettori del quotidiano online, che si sono concentrate principalmente sui cosiddetti lavoratori atipici e sulle partite Iva. Al centro della questione, discussa insieme ad Anna Soru, presidente dell’Acta (Associazione consulenti terziario avanzato), Costanzo Ranci, professore di sociologia economica al Politecnico e Giuseppe Lupoi, presidente del Colap (Coordinamento delle libere associazioni professionali), l’aumento dell’aliquota contributiva dal 27% al 33%, contestata in modo particolare proprio dalle partita Iva.
La discussione sulla riforma del mercato del lavoro, in particolare di quello autonomo, è stata dominata per il ministro Fornero dall’idea di “distinguere tra il vero lavoro autonomo, che il governo non vuole disconoscere, e il lavoro subordinato che di fatto viene nascosto dalla partita Iva o da un contratto a progetto. Questo era il nostro obiettivo, separare ciò che è buono, e il lavoro autonomo lo è, da ciò che è improprio”. E proprio le “finte partite Iva” sono definite da Fornero “una patologia” che va contrastata. Dall’altro lato, però, per il ministro del Lavoro quanti aprono una partita Iva “sono lavoratori come gli altri, ma che accettano il rischio e proprio per questo non possono chiedere lo stesso grado di protezione” dei lavoratori subordinati “altrimenti c’è una sorta di contraddizione”.
“La nostra tradizione – ha aggiunto Fornero – è quella del lavoro subordinato, dove il lavoratore è la parte debole per definizione. La partita Iva, quella buona e volontaria, non ha rappresentanze, è abituata a risolversi i problemi, a confrontarsi con loro, senza una rappresentanza sindacale classica e infatti l’associazionismo delle partita Iva è qualcosa di nuovo”. Alla luce di un cambiamento nel mondo di questa tipologia di lavoratori e visto che le partite Iva “sono una parte crescente della società” è giusto che il governo “si proponga in ascolto”. E se il livello di protezione non può essere lo stesso “dei lavoratori subordinati”, per il ministro è evidente che l’Italia “è indietro” su questo tema “rispetto all’Europa”. In altri Paesi “esistono – ha spiegato Fornero – schemi di protezione del reddito anche per i lavoratori autonomi. E’ stato chiesto all’Italia quando ha intenzione di procedere in questa direzione, ma abbiamo un grosso problema di debito pubblico e, quindi, di risorse”.
Il ministro ha, infine, valutato alcuni aspetti futuri. “E auspicabile – ha spiegato Fornero – che si possa ricorrere a una piccola decontribuzione al sistema pubblico per avere un fondo pensione complementare. Ci tengo a dire che non è possibile oggi e che non corrisponde alla privatizzazione del sistema pensionistico”. Ciò sarà possibile, però, non prima di “cinque o sei anni”.
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