Torino, 8 mag. (LaPresse) – Il dopo elezioni in Italia ha sempre visto molti vincitori e pochissimi sconfitti. Il primo turno delle amministrative 2012 ribalta questo luogo comune, perché non ha vinto quasi nessuno e gli sconfitti sono proprio tanti. La situazione non cambierà il 20 e 21 maggio al secondo turno, è questa la più grande ipoteca sull’arrivo senza scossoni al 2013 del Governo Monti.
I vincitori
A vincere in questa prima tornata sono stati sicuramente Flavio Tosi che mantiene la poltrona a Verona, forte però di una giunta ben diversa dal 2007, stavolta la sua lista da sola ha preso il 37% contro il 10% del Carroccio. Non avrà il Pdl a condividere onori e oneri, e si circonderà come lui stesso ha detto di amici.
Vince anche Leoluca Orlando, al ballottaggio non dovrebbe esserci problemi, ma adesso governare rischia di essere un’impresa. Il primo partito è l’Idv con appena l’11% dei voti, e poi un gruppone di ciclistica memoria tra l’8 ed il 6%. Il che vuol dire minimo 6 partiti nella maggioranza. Un bel rebus che sembra castrare e molto le ambizioni del 65enne candidatosi dopo il disastro delle primarie di centrosinistra a Palermo.
Vincono due volti noti come lo scrittore Federico Moccia eletto a Rosello in provincia di Chieti e il presidente del Coni, Gianni Petrucci, nuovo sindaco di San Felice Circeo, comune in provincia di Latina.
Gli sconfitti
In cima alla lista non può che esserci il Pdl. Assente in ben 7 ballottaggi dei 26 capoluoghi dove si votava, a Parma, Cuneo, L’Aquila e Verona resta molto sotto al 10%. Soprattutto nei 12 ballottaggi dove il partito di Alfano è presente, solo 3 volte parte da posizioni di vantaggio. Non possono consolare via dell’Umiltà le vittorie a Gorizia e Lecce, soprattutto considerando il 12% raccolto a Palermo, città del segretario.
Stesso discorso anche per la Lega, che a Verona vede vincere il ribelle Tosi e non può esultare. I casi Belsito-The family hanno pesato, ha ammesso Maroni a caldo, ma il messaggio del Carroccio sembra soffrire di una crisi ben più grave.
Secondo molti sono la sorpresa di queste amministrative, ma poi a ben guardare, i grillini sono presenti in un unico ballottaggio, quello di Parma e partono da una situazione di chiaro svantaggio. L’antipolitica per ora appare una brezza più che uno tsunami.
Il ‘grande Centro’ di Casini non sembra proprio esistere. L’appoggio incondizionato a Monti viene pagato duramente dall’Udc. Ma non solo, il partito non sembra avere ancora un’identità, e solo in Sicilia e a Cuneo arriva al ballottaggio da favorito. Soprattutto, in molti altri casi, l’alleanza con l’Udc sia per la sinistra che per la destra non sposta nulla. Le altre costole del cosiddetto Terzo polo, Api e Fli non hanno dato alcun segnale.
Ancora una volta tocca constatare tempi biblici per avere dati definitivi. Gli scrutatori italiani si confermano lentissimi, ieri a mezzanotte solo Gorizia poteva vantarsi di aver chiuso tutti i suoi seggi. Incomprensibile e ingiustificabile, al nord come al sud una piaga endemica. Spicca in tal senso il sito del Comune di Agrigento dove risulta scrutinato il 102,3% delle schede.
Senza infamia e senza lode
Il Pd sopravvive ma non incide. Presente in 17 dei 19 ballottaggi, e in 12 casi parte da favorito, il partito di Bersani si aggrappa ai singoli candidati piuttosto che offrire un piano di rilancio organico. E forse in questa fase convulsa l’undestatement è la sua forza, insieme al non essere stato coinvolto in scandali dal forte impatto mediatico, a differenza di Lega e Pdl. Difficile che però possa bastare alle politiche 2013.
Un’altra volta la società civile non riesce ad esprimere candidati che piacciano alla gente, certo schiacciati dai grandi partiti, ma sembra piuttosto pigrizia quella che blocca l’emergere di nuovi politici, soprattutto tra i giovani, e soprattutto al sud dove c’erano grandi possibilità in questo momento di spaesamento grazie alle liste civiche, che non incidono se si escludono i casi do Belluno e Genova, dove però oltre al ballottaggio non andranno.
di Jan Pellissier
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