Milano, 4 mag. (LaPresse) – “Ruby mi ha detto che per i suoi 18 anni Silvio Berlusconi le avrebbe regalato un’Audi R8, auto che le piaceva”. Lo ha riferito nell’aula del processo Ruby che vede imputato Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile Sergio Pennuto, amico catanese della ragazza. La giovane gli avrebbe detto che una volta maggiorenne si sarebbe fatta compare dall’ex premier, di cui frequentava la casa “tramite Lele Mora”, “una Ferrari o un’Audi R8”. Pennuto al pm Antonio Sangermano ha anche raccontato che al compimento della maggiore età Berlusconi l’avrebbe aiutata ad aprire un centro estetico in via della Spiga, tanto che nell’aprile del 2010, quando la ragazza si reca alla fiera Cosmoprof di Bologna, chiede ad un espositore un preventivo per un macchinario da 180mila euro.
Pennuto ha anche confermato le parole della madre, Grazia Randazzo, che poco prima in aula aveva raccontato di come Silvio Berlusconi si fosse interessato direttamente per far affidare Ruby a Lele Mora. Agli incontri ad Arcore per discutere di questo argomento avrebbe partecipato anche Emilio Fede. Pennuto, nel corso della sua deposizione, ha anche ricostruito la sua amicizia con la giovane marocchina, con cui ha tenuto a precisare di non esser mai stato fidanzato. Il parruchiere catanese incontrò la ragazza nell’estate nel 2009 in una discoteca di Taormina. La ragazza era “malvestita e maleodorante” e sembrava “quasi una barbona”.
Gli raccontò di essere in difficoltà, di essere scappata di casa perché il padre la picchiava e gli mostrò una cicatrice sulla testa. Pennuto la sera stessa la ospitò nella casa al mare della sua famiglia ai Giardini di Naxos e il giorno successivo la portò a casa dai genitori a Catania. Nel frattempo Ruby, che in un primo momento gli aveva detto di avere 24 anni e di essere egiziana, gli confidò la verità: aveva solo 16 anni, era di origine marocchina e di non aveva documenti. E soprattutto era scappata da diverse comunità per minori. Una situazione che la madre del parrucchiere ritenne troppo pesante per ospitare la ragazza nella casa di famiglia, tanto che chiese al figlio di portarla via. A quel punto Pennuto accompagnò la ragazza in un bar del centro di Catania dove avrebbe dovuto incontrare la sorella “anche se io non vidi nessuno”, ha precisato in aula.
“Ero spaventato perché Ruby non voleva andare ai servizi sociali – ha aggiunto – e sapevo che era minorenne. L’ho lasciata lì e sono andato via subito”. Nei giorni successivi il giovane aiuta la ragazza a trovare una sistemazione da amici: prima chiede aiuto a “un’amica universitaria” che la allontana dopo due giorni “perché le aveva guardato nel diario”. Poi chiede aiuto ad Ambra, un’altra amica che dà a Ruby un alloggio e un lavoro nel bar di famiglia. Dopo qualche tempo la giovane marocchina smette di lavorare e viene allontanata. A quel punto Pennuto ospita la ragazza a casa sua, finché nell’inverno del 2010 si trasferisce a Milano. Qui la vita di Ruby cambia radicalmente: in una telefonata a Pennuto, Ruby racconta di lavorare e aver trovato casa “perché aveva agganciato persone che l’aiutavano”.
Non solo, quando nell’aprile del 2010 Pennuto e la madre vanno a trovare Ruby a Milano prima di andare al salone Cosmoprof a Bologna, trovano la ragazza “molto elegante con indosso anche gioielli”. Ruby dice “di lavorare nei locali” alla moda “e che portava la gente famosa ai tavoli. E aveva un budget per questo”, racconta Pennuto. “Ruby aveva contatti con Lele Mora, Emilio Fede, Silvio Berlusconi e altri – aggiunge – Mora lo aveva conosciuto in un locale, dove lo aveva agganciato, mentre Fede lo aveva incontrato ad un concorso di bellezza in Sicilia”. E nei locali della movida in cui Ruby porta gli amici, pagando quasi sempre lei, “la conoscevano e la salutavano”. La ragazza agli amici di Catania dice però di non essersi mai prostituita. Ruby racconta al parrucchiere delle cene a casa di Silvio Berlusconi ma precisa che in quelle occasioni “non aveva avuto rapporti sessuali con nessuno”.
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