Roma, 30 apr. (LaPresse) – Tagli alla spesa pubblica per 4,2 miliardi e la nomina di un commissario straordinario per razionalizzare le spese dello Stato. Sono i provvedimenti annunciati dal Governo stasera dopo un Consiglio dei ministri durato oltre cinque ore. Grazie a queste iniziative, ha spiegato il premier Mario Monti, dovrebbe poter essere evitato l’aumento del 2% dell’Iva che era previsto per ottobre, ma il rischio “non è scongiurato”. E il governo ha annunciato di non avere intenzione di fermarsi qui: “La spesa pubblica ‘rivedibile’ nel medio periodo – si legge nella nota diffusa da palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri – è pari a circa 295 miliardi di euro. A breve termine, la spesa rivedibile è notevolmente inferiore, stimabile in circa 80 miliardi”.
Il commissario strordinario sarà Enrico Bondi (noto soprattutto per aver ricoperto l’incarico di commissario straordinario di Parmalat dopo il crac), e avrà il compito di “coordinare l’attività di approvvigionamento di beni e servizi da parte delle pubblica amministrazione, incluse tutte le amministrazioni, autorità, anche indipendenti, organi, uffici, agenzie o soggetti pubblici, gli enti locali e le regioni, nonché assicurare una riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi, per voci di costo, delle amministrazioni pubbliche”.
Illustrati i provvedimenti, Monti ha pesantemente accusato i partiti che sostengono il Governo. “Sembra quasi che il Governo si diverta a imporre le tasse, ma io invito chi continua a dire questo a considerare che gli italiani non sono sprovveduti”, ha sottolineato. E poi ha aggiunto: “Vorrei iniziare con una parola di sdegno per chi ha governato, governa e intende proporsi al governo del proprio Paese, perché non può giustificare l’evasione fiscale, né tanto meno può istigare a non pagare le tasse o istituire personali e arbitrarie compensanzioni tra crediti e debiti verso lo Stato”. Il riferimento è alla proposta del segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha avanzato l’idea di consentire agli imprenditori di “non pagare le tasse fino all’ammontare del loro credito nei confronti dello Stato”.
“Altri – ha proseguito il professore – sono i modi in cui in un Paese serio si risolvono problemi seri come quelli che l’Italia ha in questo momento avendoli ereditati da decenni di politiche spesso non serie. Ci sono responsabilità del passato che sono causa dell’attuale pressione fiscale. Le irresponsabilità che troppo spesso vediamo nel presente nascondono gli errori gravi di chi ha schiacciato le generazioni future che oggi sono arrivate con un peso tributario che è servito a mantenefre livelli di benessere non sostenibili”.
Poi Monti si è concentrato sulla battaglia della Lega contro l’Imu. “Bisogna accettare l’amara verità – ha detto – che se oggi c’è l’Imu è perché per tre anni è stata abolita l’Ici senza considerare gli effetti che ne sarebbero derivati. L’Ici non poteva e non doveva essere abolita in una situazione di finanza pubblica come quella italiana”. Esentare la prima casa dall’Imu, ha aggiunto, ha voluto dire “negare uno dei motivi fondanti del federalismo”. Poi, dopo aver spiegato di non aver consultato i partiti per decidere i tagli alla spesa, ha affondato il colpo: l’Italia, ha detto, “ha capito che veramente la crescita è inadeguata, è venuto meno il Nirvana che consentiva di rifiutare la realtà, e la presa di consapevolezza è forse sempre il passo più faticoso ed è avvenuto”.
Infine ha annunciato l’intenzione di intervenire sul tema del finanziamento pubblico alla politica e ai sindacati: “Il Consiglio dei ministri – ha detto – ha conferito al professor Giuliano Amato l’incarico di fornire al presidente del Consiglio analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati”.
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