Asti, 22 apr. (LaPresse) – “Tra me e Maroni si chiudono i casini”. Così Umberto Bossi, a margine di un comizio elettorale ad Asti, su Roberto Maroni. Ai cronisti che gli hanno chiesto se sarà l’ex ministro dell’Interno il prossimo segretario della Lega, Bossi ha risposto: “Questa è un’altra cosa, dipende dal congresso. Adesso chiudiamo le beghe, chi ha messo in piedi il caos nella Lega voleva la distruzione della Lega, non è un attacco all’uno o all’altro, è alla Lega. E quindi se non vogliamo aiutare chi ha messo in piedi il caos, evidentemente dobbiamo unire e chiudere i varchi”. In merito alla sua posizione futura nel partito Bossi ha spiegato: “Non lo so. Il consiglio federale dirà quale sarà il mio ruolo”. “Io un ruolo lo trovo sempre – ha aggiunto – perché ci credo, anche se mi metto a fare l’ultimo della Lega io lavoro sempre”.
Bossi è anche tornato a parlare dello scandalo che ha investito il partito e ha chiesto scusa “per il dolore” ai partecipanti al comizio. “Però la Lega – ha aggiunto – è l’ultima speranza che resta per cambiare il Paese e andrà avanti” finché “non sarà realizzata la Padania”. Sul figlio Renzo, l’ex segretario del Carroccio ha chiarito: “Poveraccio, non sta molto bene. L’ho rimproverato ma è un ragazzo, non è che regga bene gli urti, io sono abbastanza vecchio da incassare i colpi”.
Bossi è poi tornato alla teoria del complotto per spiegare la bufera che ha investito la Lega, spiegando che “Roma ha armi losche”. “Come mai a Palazzo Chigi – ha detto riferendosi a Francesco Belsito, l’ex tesoriere del partito – dove ci sono i servizi, non ci hanno mai avvisato? Qualche dubbio su come sia stata ordita l’intera vicenda viene. Bossi non si preoccupa dei soldi, perché Bossi di soldi non ne ha”. “Difficile non pensare – ha ancora ribadito – che questa cosa non sia stata organizzata, proprio il primo giorno di campagna elettorale”. “Qualcuno aveva detto tempo fa – ha ancora precisato – ‘tra un mese arriverà un grande attacco alla Lega e alla famiglia’ di Bossi. Qualcosa girava già nell’aria, non riusciranno a piegare il Nord con l’amicizia della ‘ndrangheta”.
Al termine del comizio non sono mancate le contestazioni. Quando il Senatur è uscito dal Centro culturale San Secondo, alcune decine di militanti dei centri sociali e di Federazione della sinistra hanno gridato “Razzisti”, “Vergogna” e “Lingotti per tutti”. Un cordone di vigili e carabinieri li ha tenuti a qualche metro di distanza da Bossi, che è salito in auto ed è ripartito. I manifestanti, che hanno anche cantato “Bella ciao”, hanno poi gridato slogan e fischiato anche i militanti della Lega che uscivano dal palazzo. “Benvenuti a Belsito” uno degli slogan. Il presidio era iniziato già alle 21, poco prima che arrivasse Bossi. “Siamo qui – ha detto Nicolò Ollino, segretario provinciale astigiano di Rifondazione comunista – per esprimere dissenso sulle politiche della Lega e sul malcostume del partito nel cattivo uso delle risorse pubbliche. Agli astigiani vogliamo dire che la Lega non è un partito vicino al popolo”.
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