Lega, Umberto Bossi lascia

Lega, Umberto Bossi lascia

Milano, 5 apr. (LaPresse) – Umberto Bossi si è dimesso da segretario davanti al consiglio federale della Lega Nord, a seguito dell’inchiesta sull’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, condotte dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Il senatur assumerà il ruolo di presidente della Lega.

Dopo 23 anni alla guida incontrastata della Lega Umberto Bossi lascia. Una decisione assunta per poter “meglio tutelare” l’immagine del movimento e la propria famiglia nel “delicato frangente”. Le redini del Carroccio passano temporaneamente a un triumvirato composto dal coordinatore delle segreterie nazionali Roberto Calderoli, dall’ex ministro Roberto Maroni e dalla parlamentare Manuela Dal Lago, che resteranno in carica fino al congresso federale previsto entro l’autunno. Stefano Stefani va al posto di Francesco Belsito, l’ex tesoriere indagato per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio.

Bossi se ne va travolto dallo scandalo sui contributi elettorali. Secondo gli inquirenti sarebbero state distratte somme destinate ai familiari del leader del Carroccio. Umberto Bossi ha presentato le sue dimissioni da segretario davanti al consiglio federale della Lega Nord. Gli investigatori che si sono occupati dell’inchiesta sull’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, scrivono che, da intercettazioni telefoniche tra la responsabile amministrativa del partito Nadia Dagrada e lo stesso Belsito emerge che “rilevanti somme di denaro” sono state utilizzate per sostenere “esigenze personali e familiari” di Umberto Bossi dei suoi familiari e di Roberto Calderoli.

“L’irregolarità della gestione dei fondi della Lega – si legge negli atti dell’inchiesta – si rileva anche sotto il profilo dell’appropriazione indebita in relazione ai fondi derivanti dal finanziamento pubblico. Infatti, come minuziosamente descritto da Belsito e dalla Dagrada in numerose intercettazioni telefoniche (…) rilevanti somme di denaro sono state utilizzate per sostenere esigenze personali e familiari, estranee alle finalità ed alle funzionalità del partito Lega Nord ed a favore di: Bossi Umberto, Manuela Marrone (moglie), Bossi Riccardo, Bossi Renzo, Bossi Roberto, Mauro Rosy, Calderoli Roberto, Stiffoni, alla scuola Bosina, con sede a Varese (…), riconducibile a Manuela Marrone ed al SinPa (Sindacato Padano) riconducibile a Mauro Rosy, e ad altri soggetti e strutture citate nelle telefonate ed in corso di identificazione”.

Tra le spese destinate alla famiglia Bossi, negli atti dell’inchiesta sull’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, comparirebbe anche “un mutuo da un milione e mezzo di euro fatto con la Pontidafin (società finanziaria della Lega) per la scuola Bosina” di Varese, gestita dalla moglie di Bossi, Manuela Marrone, a cui tutti gli anni andrebbe un contributo tra i 150 e i 200 mila euro. In particolare Umberto Bossi, da un’intercettazione dell’8 febbraio 2012 tra Nadia Dagrada e Francesco Belsito, emerge che Umberto Bossi avrebbe chiesto nel tempo all’ex tesoriere un milione di euro per la scuola della moglie. Belsito, elencando tutte le elargizioni fatte per la scuola, dice: “È un milione, quello” e la Dagrada risponde “No, tra… tra tutto cosa dici? Eh… bah, secondo me arriviamo anche a qualcosina di più, sai?. Tra le altre spese non giustificate, gli investigatori hanno anche individuato 200- 300 mila euro versati ogni anno al sindacato padano Sinpa, gestito dalla senatrice Rosy Mauro.

I sostenitori di Umberto Bossi, a via Bellerio, hanno distribuito un volantino che accusa Roberto Maroni di essere un ‘Giuda’. Sul volantino tre immagini che raffigurano il bacio di Giuda a Gesù, un abbraccio tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi e Roberto Maroni che mette una mano sulla spalla a Umberto Bossi durante ad un comizio. Sul foglio distribuito dai militanti c’è scritto un passo del Vangelo secondo Matteo che dice: “Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo quello che bacerò è lui; arraestatelo! Subito si avvicino a Gesù e disse: ‘Salve Rabbì e lo baciò”, riferendosi al tradimento di Giuda. Tanta era la rabbia che al passaggio di un’auto grigia simile a quella di Maroni, i militanti hanno gridato “Buffone, buffone” e “Traditore, traditore”

Rabbia per il fango che ha travolto la Lega, ma anche speranza su facebook, non senza toni critici verso il quartier generale del Carroccio, assediato proprio nel ‘cerchio magico’ dalle tre inchieste di tre diverse procure, fra i sostenitori di Roberto Maroni. Rabbia, per il ciclone che ha investito la Lega con i suoi vertici e chi ne ha gestito i conti, e speranza dopo la notizia del nuovo incarico di Maroni alla guida del partito con Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, in seguito alle dimissioni di Umberto Bossi. Fra i post dei leghisti: “Leggo che Maroni è stato contestato al grido di ‘buffone’ all’uscita da Via Bellerio. Se fosse vero significa che c’è più marcio di quanto pensassi. Le idee sopravvivono agli uomini e Umberto Bossi sarà sempre nei nostri cuori. Non così per i parassiti che lo hanno circondato negli ultimi tempi. Spero si faccia pulizia e si possa ripartire più forti di prima. Forza Lega!”. “Quel che dà fastidio- recita un post – è che a pagare sia solo Bossi e non la banda di biscazzieri che ha fatto affari alle sue spalle. Fuori i maneggioni che hanno rovinato Bossi e la Lega! E’ inutile ripartire se non si fa pulizia completa!”. Pulizia è il mantra ripetuto dal popolo verde sul social network: “Pulizie Velocissime e che non lascino indietro niente. Fra un mese si vota ma soprattutto Noi militanti e consiglieri comunali ci stiamo mettendo la faccia prendendo ceffoni per colpa di altri”.

Umberto Bossi ha lasciato in auto la sede della Lega Nord a Milano , dopo essersi dimesso. inseguito da fotografi e dalle telecamere e dai sostenitori che gridavano ‘Bossi, Bossi’. Il presidente del Carroccio dopo la riunione del consiglio federale, in cui ha rassegnato le dimissioni , non ha voluto fermarsi e rilasciare alcuna dichiarazione, ma si è limitato a salutare cronisti e fotografi con la mano, mentre sua auto si allontanava.

Reazioni immediate dal mondo politico. “Umberto Bossi e Roberto Maroni, commossi ma determinati, che si abbracciano alla fine di questa importante giornata. Solo un cretino può non capire che è questa la forza della Lega”. Lo ha scritto Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook al termine del consiglio federale in cui il Senatur si è dimesso dalla carica di segretario federale.

“Seguiamo il travaglio della Lega con grandissima attenzione e solidarietà al di là delle profonde differenze politiche attuali. Bossi ha segnato per molti aspetti un’epoca e ha costituito una delle più rilevanti novità politiche dall’inizio degli anni 90 ai giorni nostri”, ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera, in merito ai problemi del Carroccio.

“È una notizia clamorosa destinata a segnare un’epoca”. Così Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, a Tgcom24 sulle dimissioni di Bossi. “Rimangono le sue parole- dice il governatore della Lombardia – la sua decisione forte presa per il bene del movimento. La Lega aveva già da tempo imboccato il cammino di un rinnovamento interno, le ultime vicende che l’hanno coinvolta contribuiscono a dare un’accelerazione. La Lega nasce da un’idea ancora forte e consolidata quindi, seppure nel dramma, continuerà ad esistere”. “Poi – aggiunge Formigoni – si misurerà con le nuove condizioni politiche di un’epoca molto diversa da quella in cui è nata. Adesso si deve portare alla luce la verità, siamo garantisti ma vanno fatti gli opportuni accertamenti. Soprattutto, bisogna fare chiarezza sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti”.

“Bossi è l’uomo più grande che io abbia conosciuto in vita mia”. Lo ha detto il presidente federale della Lega Nord, Alessandro Alessandri, lasciando via Bellerio dopo aver partecipato alla riunione del consiglio federale.

Così il presidente dei senatori pidiellini Maurizio Gasparri: “Pur sorpresi e amareggiati per quanto sta accadendo- ha detto Gasparri- non possiamo non mettere in primo piano il ruolo di Bossi nella vicenda politica che lo ha visto protagonista. Ci sono molte cose da chiarire, ma per la verità, a proposito di case e uso dei fondi pubblici, si attende da lungo tempo qualche chiarimento definitivo ed esaustivo sulle case che erano nella disponibilità di Di Pietro e di altri esponenti politici, con annessi congiunti. Ci sono vicende scandalose misteriosamente rimosse, come il via vai di presunti finanziatori nella sede Udc. Ma certi fatti evaporano per ragioni misteriose. Aspettiamo giustizia e verità erga omnes. Non ribalta solo per alcuni e oblio per altri.”

Commenti anche dal centrosinistra in merito allo scandalo leghista e alla dimissioni del Senatur. “Rispetto il travaglio e la rabbia del popolo leghista, ma così non si può più andare avanti. Le dimissioni di Bossi e il cataclisma in atto a via Bellerio sono l’ennesima dimostrazione di quanto al nostro Paese manchi una seria legge contro la corruzione e per la trasparenza nella gestione del finanziamento pubblico ai partiti”. Lo ha detto il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario. “Non voglio sottolineare la nostra diversità- afferma – ma mentre in tutti i partiti assistiamo, a livelli più o meno elevati, a casi di corruzione o a utilizzo privato di soldi pubblici, l’Italia dei Valori è il partito che chiede da tempo una legge seria contro la corruzione e oggi ha depositato in Cassazione un quesito referendario per abrogare il finanziamento pubblico ai partiti, unica arma per convincere questo Parlamento a legiferare in materia”.

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